L’ESRB ha aggiunto un’etichetta per identificare le loot box e le microtransazioni che offrono una ricompensa casuale

L’ESRB (Entertainment Software Rating Board) ha appena annunciato di aver aggiunto una particolare etichetta informativa per segnalare nei videogiochi la presenza delle loot box, o comunque di acquisti in game dai contenuti casuali.

L’ente, equivalente del nostro PEGI, si occupa di effettuare la valutazione dei videogiochi inserendo sulla confezione di questi ultimi delle apposite etichette che segnalino la presenza di violenza, sangue, linguaggio scurrile e quant’altro, ed ora appunto anche delle microtransazioni.

Per la verità l’etichetta era già presente, ma non faceva distinzioni tra acquisti in game ed acquisti in game dal contenuto casuale, dunque per l’appunto quelle microtransazioni per le quali l’utente paga ma non sa cosa riceverà in cambio. La dicitura sarà: “Includes Random Items” e si applicherà non solo alle loot box, ma in generale a tutti i tipi di acquisto in cui sia coinvolta in qualche modo la fortuna.

 

 

“La dicitura Includes Random Items sarà assegnata a tutti i giochi che includono acquisti con elementi randomizzati, incluse loot box, gacha games, pacchetti di oggetti o carte, ruota dei premi, scrigni e quant’altro” si legge nel comunicato dell’agenzia, che ha aggiunto: “Da quando abbiamo aggiunto l’etichetta per gli acquisti in game nei giochi fisici, in molti ci hanno contattato chiedendo di aggiungere informazioni aggiuntive per identificare quei giochi che includono acquisti randomizzati.”

esrb etichetta loot box

La parola loot box però non viene utilizzata sull’etichetta stessa perché le persone che non hanno familiarità con i videogiochi potrebbero non capirla, sempre stando a quanto riferito dall’ESRB.

Un altro colpo infatti a questo particolare tipo di microtransazione con il quale i giocatori hanno un rapporto piuttosto conflittuale, tanto che molti videogiochi hanno deciso di eliminare o di rimpiazzare in qualche modo, tale tipo di meccanica. Meglio tardi che mai, no?

(Fonte: Kotaku)

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.