Il fascino horror del luna park

Quando un bambino sale sulla giostra di un Luna Park in lui subentrano spesso emozioni contrastanti. Il desiderio di provare l’adrenalina si mescola alla paura del vuoto delle montagne russe, e il connubio tra terrore e divertimento è un qualcosa di difficilmente spiegabile, che solo i ricordi dell’infanzia riescono a descrivere, sebbene non a parole.

È per questo che il Luna Park è un luogo iconico, divenuto col tempo simbolo e location di film e ambientazioni horror. Nella nostra mente affiorano reminiscenze delle Case delle streghe, tunnel degli orrori e decine e decine di attrazioni dai nomi indubbiamente accattivanti, sebbene all’apparenza poco adatti al divertimento di un ragazzino.

Eppure è così che il Luna Park è stato in grado di stregarci col suo fascino, al pari del volto di un pagliaccio: dietro costruzioni con luci al neon e buffe maschere si nascondono le paure dei bambini, ma anche il desiderio di scoprirne di più.

horror luna park

Tra i primi a sperimentare il richiamo del Luna Park in chiave horror sul grande schermo fu Herk Harvey, nel 1962. Carnival of souls ci racconta la storia di Mary Henry, una ragazza sopravvissuta miracolosamente ad un terribile incidente stradale, nel quale muoiono i suoi amici. La giovane perde però la memoria e anche la capacità di provare emozioni.
In un’opera in cui compaiono zombie e orrifiche apparizioni, l’incubo della donna raggiunge l’exploit nella location horror per eccellenza: un Luna Park abbandonato (a Salt Lake City), la cui capacità di scaturire terrore paradossalmente beneficia dei molti anni sulla carta d’identità, e delle atmosfere dark generate dalla pellicola in bianco e nero.

È particolare come questo film sia stato considerato una sorta di b-movie al momento della sua uscita, per essere poi rivalutato come un vero e proprio cult nel corso del tempo.
Nel 1998 viene anche realizzato un reboot di Carnival of souls, che nonostante il titolo si differenzia per buona parte dall’opera originale, ma le scene del Luna Park sono ugualmente inquietanti.

Un film che sfrutta uno dei più classici nomi delle attrazioni da Luna Park è invece Il tunnel dell’orrore, datato 1981. In realtà il titolo è quello della traduzione italiana, poiché l’originale è The Funhouse, sebbene sia noto anche come Carnival of Terror.
La regia è affidata a Tobe Hooper, che aveva già diretto Quel motel vicino alla palude (1977) e Non aprite quella porta (1974). Anche questo è ormai un cult dell’horror anni ’80 e, come il titolo suggerisce, è girato proprio tunnel dell’orrore di un parco divertimenti, con un set peraltro ricostruito perfettamente, con musiche inquietanti e tante luci a fare da sfondo alla vicenda: quattro amici decidono di passare la notte all’interno del Luna Park, ma qui assistono ad un omicidio. Inutile dire che questo evento per loro si tramuterà in un vero incubo.

Altro giro, altra corsa. Siamo nel 1983 alla fiera delle meraviglie di Mister Dark, circo errante che arriva nella cittadine di Greentown nel film Qualcosa di sinistro sta per accadere, diretto da Jack Clayton e prodotto dalla Walt Disney Pictures, ma sopratutto tratto dal romanzo Il popolo dell’autunno, dello scrittore di fantascienza Ray Bradbury. La fiera è in realtà un coacervo di stregoni che tentano ed attirano molti abitanti del paese, con la promessa di realizzare i loro desideri.

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In realtà i malcapitati finiscono prigionieri di questo strampalato circo, tra mostruose illusioni di specchi ed altre stregonerie.

Impossibile poi, sempre in tema, non citare Terrore al luna park (1985), di Sean S. Cunningham.
Qui vengono narrate le vicende di Abby e Loren McWilliams, piccoli orfani che si trasferiscono nella piccola città di Glenby, in Florida, dagli zii Charlie e Fay, i quali gestiscono una stazione di servizio ed un piccolo luna park. Più che un vero e proprio horror si tratta di un thriller con sfumature orrifiche, che culmina – come spesso accade – proprio nel parco giochi, che assurge quindi al ruolo specificato in apertura di articolo.

Benvenuti al Luna Park

Ma il Luna Park e l’horror possono convivere anche sotto altre forme, come quelle della commedia post-apocalittica Benvenuti a Zombieland (2009). Il cult (sì, ormai possiamo definirlo tale) di Ruben Fleischer culmina – come da tradizione – all’interno del parco giochi a lungo citato durante come un film e identificato come un luogo dei sogni, in cui potersi tenere lontano dagli zombie.

In realtà è esattamente il contrario, dato che si dimostrerà un luogo infestato di clown non morti e zombie vari, con cui i nostri eroi dovranno combattere per cercare di ottenere la salvezza.
Tra poco finalmente vedremo il tanto atteso sequel, e chissà se ci sarà un parco divertimento anche lì.

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Sicuramente c’è in The Park, come il titolo suggerisce apertamente. Horror del 2003 diretto da Andrew Lau e passato – anche giustamente – sottotraccia, si tratta di una produzione hongkonghese ed è ambientato proprio un Luna Park abbandonato. Del resto – come abbiamo già detto – sono quelli in disuso ad incrementare il loro fascino orrifico, e a ciò aggiungiamo che la struttura in questione è costruita su un antico cimitero. Insomma, gli sceneggiatori non si sono voluti far parlar dietro. “Abundantis abbundandum”, come direbbe Totò.

Il film narra di una ragazzina morta sulla ruota panoramica, motivo per cui che il parco chiude i battenti. Ma, vista anche la particolare location, diventa un nucleo di forze maligne e fantasmi che attirano il giovane Alan, figlio di una esorcista (sceneggiatori sempre più in forma), che decide di andare ad appurare di persona, svanendo però nel nulla. Dopo qualche tempo sua sorella Yen fa visita al Luna Park alla ricerca del fratello, insieme da un gruppo di amici. Non vi diciamo di più per non spoilerarvi questa “perla”, però potete immaginare come proseguano le cose.

Ad ogni modo, l’atmosfera particolarmente funesta dei Luna Park non si presta soltanto agli horror ma può esser presa in prestito anche da film di altro genere, in circostanze in cui è richiesta un’ambientazione in grado di suscitare quel tipo di reazione. Un esempio recente è il film Netflix Good Time, dei fratelli Sadfie, con Robert Pattinson protagonista. Qui è estremamente funzionale alle sfumature psichedeliche del film, e non avremmo potuto immaginare un luogo diverso per alcune sequenze, ovviamente notturne.

Finora abbiamo parlato di cinema, ma il luna park ovviamente compare anche nelle serie TV. Senza andare troppo indietro nel tempo, è apparso nella serie horror Stranger Things 3, e paradossalmente nelle sequenze prive di gore e di putride creature del sottosopra.
Un parco divertimenti, nella versione abbandonata e postapocalittica – come Zombieland insegna – appare anche nella seconda stagione di The Rain, ed un’intera puntata è ambientata in questo luogo, pure stavolta visto dai protagonisti come una meta di felicità, di libertà e di svago in un modo ormai invivibile.

Arrivando in Italia, potremmo citare un Luna Park usato per altre funzioni nella nostrana Suburra (seconda stagione), dove merge con forza il contrasto bene-male, visto che la struttura solitamente identificata come un luogo di purezza in cui giocano e si divertono i bambini, diviene il teatro di morte e criminalità.

Chiudiamo poi con un ultimo inquietante aneddoto, che potreste aver già letto su queste pagine. Riguarda il Luna Park e la storia di Skeletor, il temibile e leggendario villain di Masters of the Universe. Da piccolo Mark Taylor, disegnatore Mattel, si recò al The Pike, storico parco di divertimenti di Long Beach in California, ormai chiuso, e qui in un particolare “spettacolo” venne esposto il cadavere imbalsamato di tale Elmer McCurdy, un ladro ucciso nel 1911 dalla polizia. Un modo assolutamente suggestivo, per non usare altri termini, di far divertire la gente, e che di certo scioccò il piccolo Mark Taylor, che ebbe negli occhi per tantissimo tempo l’immagine del cadavere dell’uomo, che gli diede però ispirazione nella creazione del famoso Skeletor.

Sarete ancora in grado di andare serenamente in un Luna Park dopo questo articolo?

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.