Martian Manhunter: l’alba dell’Argento?

L’arrivo di Zack Snyder’s Justice League ha permesso al grande pubblico di fare la conoscenza anche di un altro eroe della JLA: stiamo parlando di Martian Manhunter. Creato da Joseph Samachson con i disegni di Joe Certa, il personaggio della DC Comics comparve per la prima volta nel Novembre del 1955.

Se pensiamo alla nascita della Silver Age del fumetto il nostro primo pensiero va ovviamente al Flash di Carmine Infantino, icona di questo periodo e apripista di una nuova visione del comic americano. Eppure non tutti ricordano che la creazione di Manhunter precede Barry Allen nel suo rilancio di qualche mese. C’è chi vede proprio in J’onn J’onzz il primo eroe della Silver Age.

La sua storia in effetti ricalca già quella che potrebbe essere la linea di pensiero dietro al rilancio degli eroi DC Comics. Dare una storia nuova e accattivante a concetti (o personaggi) già sfruttati in passato. Un eroe capace di cambiare l’idea dietro a uno degli archetipi più vecchi della fantascienza: quello del marziano giunto sulla Terra. Non più invasore e distruttore, ma saggio, detective e supereroe pronto a sconfiggere il male.

A modo suo Martian Manhunter ci appare come una prima trasformazione del paradigma dietro al personaggio di Superman. Un modo di trasportare l’eroe alieno, venuto da un altro mondo, in una nuova era del fumetto. Un concetto che si sposa alla perfezione con ciò che fu la Silver Age.

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Dopo l’età dell’oro

Raccontare la storia di Martian Manhunter è quindi raccontare l’evoluzione del comic nella Silver Age. Una narrazione che ci mostra momenti un po’ naif, figli della crisi della Golden Age, ma che nasconde in sé la genesi di un personaggio che cerca di comprendere le pubblicazioni del suo periodo e diventarne parte.

La nascita di Manhunter risale a uno dei periodi più bui dell’epoca dei comics. Siamo nel 1955 e da anni i fumetti sono in crisi di vendite. Gli sceneggiatori hanno esaurito le idee e le trame si sono fatte sempre più improbabili. Su Detective Stories #255, dopo una storia con protagonista il Commissario Gordon che vince la possibilità di essere Batman per un giorno (non chiedete, per favore, non chiedete!) compare anche il singolare racconto dello scienziato Mark Erdel.

Descritto come la più brillante mente del pianeta, l’uomo ha costruito un “cervello artificiale” che ha il compito di sondare lo spazio in cerca di vita. Le cose però non vanno esattamente come previsto e nel laboratorio di Erdel compare un alto alieno dalla pelle verde, che si presenta come J’onn J’onzz, uno scienziato proveniente dal quarto pianeta del sistema solare.

L’incontro termina con Erdel stroncato da un infarto alla vista di J’onn che si trasforma in un essere umano. Il marziano è perciò intrappolato per sempre nel nostro mondo e, con un acuto spirito di osservazione, realizza come la società terrestre abbia bisogno di tutori della legge. Decide quindi di assumere l’identità di John Jones e diventare un detective, iniziando a dare la caccia ai criminali.

Laddove John non riesce a fermare il crimine interviene il suo alter-ego, Martian Manhunter, che grazie ai suoi poteri di telepatia, invisibilità e a una pletora di altre abilità (prese in prestito da Superman) si fa garante dell’ordine e della pace. Il tutto però sottoponendo se stesso a una serie di trasformazioni per rendersi accettabile dagli umani. In questo J’onn ricalca l’archetipo dell’alieno infiltrato nella società umana. Tuttavia non allo scopo di distruggerla, ma per proteggerla e far sì che essa viva in pace.

Martian Manhunter: un figlio della fantascienza classica?

La storia di Manhunter from Mars, di per sé, mostra bene alcuni tratti distintivi del periodo in cui è stato concepito. Da un lato c’è ancora l’idea alla base del superereo a fumetti della Golden Age, che deve ancora essere fuori dal comune, larger than life. Ma, allo stesso tempo, J’onn mostra alcune interessanti evoluzioni rispetto ai personaggi del suo tempo. L’eroe di Marte viene sottoposto a un processo che lo rende più umano e accessibile al pubblico. Ma, soprattutto, capace di inserirlo perfettamente nella sua epoca di pubblicazione.

Sono anni ruggenti per la fantascienza, genere che vede nascere in quel periodo la notorietà di alcuni grandi autori. Gli anni Cinquanta portano con loro i primi romanzi di Asimov e Dick, e nel personaggio di Martian Manhunter convivono molti archetipi del genere. Il modo in cui può replicare perfettamente gli esseri umani si riferisce a un classico del genere “alieno”, L’invasione degli ultracorpi di Jack Finney, dato alle stampe appena un anno prima, nel 1954. La storia del suo pianeta sembra invece richiamare John Carter di Marte, personaggio di Edgar Rice Burroughs divenuto icona della letteratura pulp. O, ancora, H.G. Wells, che con la Guerra dei Mondi aveva introdotto gli esseri umani al concetto di invasione marziana.

martian manhunter

Tutto questo però viene modificato e ribaltato. Il marziano giunto sulla Terra è sì superiore agli umani, ma è anche così progredito dal punto di vista intellettivo da renderlo capace di naturale affetto verso quella razza caotica e votata all’autodistruzione che sono i terrestri. Non c’è alcun desiderio di conquista in J’onn, che ricorda con dolore la sua giovinezza sul pianeta rosso, divenuto tetro scenario di una guerra tra due fazioni.

Proprio questa straordinaria empatia è un punto di forza del personaggio. Per molti personaggi dell’universo DC J’onn è una delle persone più gentili ed empatiche del mondo. Dietro un’apparenza fatta di logica pura e semplice si nasconde una forte tendenza a provare affetto e comprensione per le debolezze. Sotto questo punto di vista J’onn è l’unico vero adulto in un mondo di bambini. Sa che le altre persone sbagliano, ma la sua intelligenza superiore lo porta ad avere pazienza e a lavorare per garantire la salvezza degli esseri umani.

In questo Martian Manhunter rappresenta una crasi ideale tra i caratteri di Superman e Batman, le due anime della Justice League. Come Clark è dotato di capacità eccezionali, sa gestire (quasi sempre) dei poteri fuori dal comune e non ha paura dei propri sentimenti. Per contro, in maniera simile a Bruce, sa governare le sue emozioni e soggiogarle alla logica per raggiungere il proprio scopo.

Da notare anche la gestione della sua paura innata per il fuoco, innovativa per l’epoca. J’onn che, nella sua prima storia, va in panico alla vista dei passanti che si accendono una sigaretta, può far sorridere i lettori di oggi. Ma l’introduzione di una fobia così forte da fargli perdere il controllo dei poteri, una sorta di kriptonite rossa, è un tassello importante nella sua caratterizzazione. Ci mostra un personaggio “umanizzato”, nonostante i suoi poteri quasi divini.

Per qualche retcon in più

Pur amato e apprezzato dai fan il personaggio di J’onn ha pagato, nel corso degli anni, un’altalenante gestione editoriale. Gli sceneggiatori che hanno scritto le storie per Martian Manhunter spesso non sono riusciti a sfruttare a dovere il potenziale del personaggio.

Alle volte le trame di Manhunter erano al limite dell’assurdo (mantenete la sospensione dell’incredulità per convincervi che un marziano possa fare il detective). Per esempio il suo rapporto con Zook: un po’ animaletto domestico, un po’ sidekick. O le storie, dal gusto campy, che lo videro protagonista negli anni Ottanta e primi Novanta, in linea con lo spirito del tempo.

Le diverse retcon hanno anche riscritto la storia del personaggio. Se, da un lato, il suo arrivo sulla Terra è rimasto lo stesso, per contro il suo aspetto e la sua biografia sono state mutate. J’onn nella sua forma reale in realtà appare molto più antitetico, con un cranio allungato e una corporatura scheletrica che lo fanno apparire spaventoso. Da qui la scelta di cambiare il proprio aspetto in quello del Manhunter e, come in un gioco di scatole cinesi, in quello di John Jones.

J’onn diventa anche l’ultimo sopravvissuto della sua razza, i “verdi” di Marte, contrapposta ai selvaggi “bianchi”, nerboruti alieni dall’aspetto mostruoso. Il suo viaggio nello spazio diviene anche un viaggio nel tempo, portandolo in un’epoca in cui la sua naturale empatia è acuita dalla profonda sensazione di solitudine. Con la fine degli anni Novanta e il ciclo della JLA di Grant Morrison, New World Order, si assiste a una rinascita del personaggio. Questa saga, riconosciuta da molti come uno dei prodotti migliori nell’epoca di crisi del comic americano, rappresenta uno dei migliori successi nello sfruttamento del Manhunter di Marte.

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Andando a riprendere le origini del personaggio e la divisione in fazioni sul suo pianeta natale, J’onn diventa il vero fulcro della Justice League. A lui guardano i membri della “trinità” DC per avere una guida morale. A lui si rivolgono i veterani della formazione per le strategie. In effetti Morrison riesce a portare al massimo uno dei grandi potenziali del personaggio: la coesistenza della sua empatia e della sua logica. Un connubio che ha portato al suo ritorno in un ruolo di primo piano nella JLA e che, se dovesse proseguire l’esperienza della Snyder’s Cut, potrebbe certo dargli un ruolo di spicco sul grande schermo.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.