Con la Missy Sbagliata, Netflix si pone sul filone dell’umorismo di Sandler. Sarà riuscito a conquistare il pubblico?

Dopo qualche produzione originale di qualità, su tutte l’action movie Tyler Rake con Chris Hemsworth come protagonista, Netflix decide di tornare ai tristi livelli ai quali ci aveva abituato per un lungo periodo, offrendoci una commedia sciatta che, nonostante tutto, ha suscitato interesse nel pubblico italiano: La Missy Sbagliata.

 

La pellicola, prodotta dalla casa di produzione di Adam Sandler, la Happy Madison Productions, narra della sfortunata disavventura capitata a Tim, il quale, per una serie di fatali disattenzioni, invita alle Hawaii una ragazza che è tutto fuorché la donna dei suoi sogni.

Nonostante le premesse, per quanto scontate, potessero essere valide e interessanti, La Missy Sbagliata finisce con il diventare un prodotto ricco di artifici comici già visti e, soprattutto, banali.
Melissa, interpretata da Lauren Lapkus, è una sorta di rivisitazione del celebre Alan di Una notte da Leoni, ma senza quella carica umoristica tale da renderlo iconico. La ridondanza della “demenzialità”, delle situazioni equivoche e le volgarità, perpetuate durante l’intera ora e mezza di messa in onda, sono stucchevoli e noiose. Ogni tanto può scappare una risata, ma risulterà sempre forzata, isterica, e mai genuina.

missy sbagliata

Eppure non è la prima volta che Netflix si affida ad un prodotto simile per poter conquistare il pubblico amante del genere comedy. Peccato che, nonostante l’iniziale trend positivo, questi prodotti tendano a sgonfiarsi in brevissimo tempo. Mettendo da parte qualsiasi teoria che veda il pubblico da casa amante, sì del “pop” più becero, ma non dell’umorismo da cinepanettone scaduto, perché dovrebbe essere affascinato lo spettatore medio della N rossa da un prodotto simile?

Senza dubbio lo scarno parco titoli di questo genere contribuisce ad aumentare vertiginosamente il numero di visite ed interazioni, ma questo non basta. Netflix ci ha abituato “bene” negli ultimi tempi con i film, soprattutto del genere action. Dal già citato Tyler Rake, passando per 6 Underground, fino al Bright con Will Smith come protagonista, sono tutte pellicole interessanti che riescono a intrattenere pienamente il pubblico da casa. La Missy sbagliata, invece, no.

L’iniziale concatenazione di eventi è plausibile e, seppur ci vengano proposti alcuni sketches scontati e non troppo divertenti, alcune risate riescono a fuoriuscire dalla nostra bocca, ma già dal ventesimo minuto la situazione inizia a degenerare. L’arrivo alle Hawaii e il contatto tra Melissa e il capo di Tim, il suo sfortunato cavaliere, porta lo spettatore a disinteressarsi di quanto accade sullo schermo.
Tralasciando anche alcune scene al limite del disgustoso (vomito, flatulenze, ecc…), l’umorismo de La Missy Sbagliata è sempre forzato e innaturale.
Non sarebbe il caso di sfruttare i soldi degli abbonamenti degli utenti in altri modi? O forse realmente al pubblico, oggigiorno, interessa una simile produzione?

missy sbagliata

L’isterismo 2.0 della nostra società, i tempi frenetici, e il grigiore artistico di quest’epoca, probabilmente, portano lo spettatore medio ad interessarsi di un simile film. Un prodotto semplice da comprendere, veloce, senza arte né parte, che ti “intrattiene” e forse ti lascia qualcosa.

Con La Missy Sbagliata, Netflix, prova ad offrirci un prodotto leggero e divertente, senza però riuscire a strappare vere risate

Con questa produzione ci saremmo aspettati tutti qualcosa di più, non un capolavoro, ma almeno un film godibile da “Domenica pomeriggio”, mentre quello che ne esce fuori è un prodotto che, nonostante l’inconcludente ricerca di consensi, finisce anche con il prendersi sul serio, in un genere che, per antonomasia, o sei realmente sicuro di te stesso, o finisci per essere dimenticato nel giro di pochi giorni.

In sostanza, La Missy Sbagliata, si pone sul filone comico simile a Una Notte da Leoni, o Una Pallottola Spuntata (perdonatemi se ho scomodato dei mostri sacri simili, ma è per rendere l’idea nel miglior modo possibile), quell’umorismo a tratti demenziale, paradossale, esagerato, figlio di situazioni al limite del reale.
Peccato che sia uno script piatto e privo di reali spunti meritevoli di menzione, sia la totale assenza di carica comica dei protagonisti, finiscono per farci assistere ad un esperimento banale, arido e a tratti, fastidioso. L’ennesimo “peccato” che si aggiunge all’interminabile lista di flop di Netflix. È vero che per poter trovare l’oro bisogna cercare tanto e incontrare molte pietre grezze, ma in certi casi forse non bisognerebbe nemmeno iniziare a scavare, o filmare.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.