Panzer Dragoon Remake è il grande ritorno di un classico SEGA ormai dimenticato. Ha qualche problemino, ma ciò non riesce comunque a toglierli valore.

Di remake ne vediamo ormai tanti, forse troppi. Alcuni necessari, altri meno, altri totalmente inutili. Mi piace credere però che il remake sia uno strumento utile, in qualche modo didattico, di conservazione e anche filologico, che permette a chi, per questioni anagrafiche o perché i prezzi del mercato del retrogaming glielo impediscono, non può fruire di un’opera, spesso con riedizioni in versione migliorata o più accessibile. Panzer Dragoon Remake rientra tra i remake necessari, per una serie di motivazioni che interessano soprattutto il pubblico occidentale: il gioco originale uscì 25 anni fa su Sega Saturn, una console estremamente sfortunata al di fuori del Giappone; appartiene inoltre a un genere dimenticato, gli sparatutto su rotaia, che un tempo andavano forte; è il primo episodio di una serie che avrebbe avuto ancora tanto da raccontare, soprattutto dopo la parentesi JRPG, quel Panzer Dragoon Saga che con tutta probabilità non vedremo mai protagonista di un remake di cui ci sarebbe molto bisogno.

Panzer Dragoon è una serie che avrebbe potuto avere una vita più lunga, perché portatore di una lore che aspettava solo di essere svelata, svolta e sviluppata, ed è invece ferma a Orta, ultimo capitolo uscito su Xbox, la primissima. Un peccato, perché tra antiche civiltà e tecnologie biomeccaniche, draghi, deserti e un mood generale che riporta alla mente l’Arzach di Moebius ci sarebbe stato tantissimo materiale.

Sembra quasi paradossale che tutto ciò sia riferito a un semplice sparatutto su rotaia: semplice nella struttura, nel gameplay e nella (quasi assente) narrazione canonica. Eppure Panzer Dragoon Remake una volta completato – dura un’oretta e poco più – lascia qualcosa, il racconto di una terra lontana di cui abbiamo solo scalfito la superficie.

Tutto questo grazie a una narrazione ambientale evocativa che riporta alla mente l’opera di Moebius, che fu anche autore della copertina giapponese della versione Sega Saturn del gioco. L’altro riferimento chiaro è Nausicaä della Valle del vento.

Avviato il gioco ci troviamo di fronte allo stesso filmato iniziale del gioco per Saturn, ridisegnato da zero con il nuovo motore di gioco. Tutto è però fedele al video originale, inquadrature comprese. Il nostro protagonista, nel tentativo di fuggire e difendersi da alcune creature del deserto scopre una grotta, dove verrà attaccato da una specie di ragno gigante. Verrà salvato da un drago cavalcato da un uomo misterioso che, morente, gli porgerà la mano e al contatto riuscirà parlargli telepaticamente e dirgli la sua missione: salire sul suo stesso drago e impedire al drago nero di raggiungere una torre.   

panzer dragoon remake

Da qui in poi, come da tradizione dello sparatutto su rotaia arcade, affronteremo una serie di livelli diversissimi per ambientazione che ci racconteranno la storia di un impero e della sua lotta contro la natura. Obiettivo del protagonista è inseguire il drago nero, e completare la missione affidatagli.

In termini ludici, questo consiste nell’affrontare sei livelli più l’epilogo a bordo del proprio drago. La struttura è quella classica dello sparatutto su rotaia: il nostro personaggio avanza da solo mentre ci vengono incontro gruppi di nemici da abbattere cercando di non essere colpiti dai loro colpi. La peculiarità di Panzer Dragoon Remake, che era la stessa all’epoca come ora, è che gli attacchi arrivano da tutte e quattro le direzioni, obbligandoci a spostare costantemente la visuale per tenere sotto controllo cosa avviene a 360° (nonostante ci sia un radar che segnala la comparsa di nemici attorno a noi).

Le tipologie di sparo disponibili sono due: quella semplice e quella a ricerca, che permette di “lockare” una serie di nemici per poi rilasciare dei colpi che li raggiungono automaticamente.

L’unico sistema di punteggio disponibile è quello della percentuale di nemici uccisi, che se abbastanza alta ci premierà con un credito, utilizzabile in caso di morte per ricominciare la partita dall’inizio del livello in cui ci trovavamo, e non dall’inizio del gioco. Il livello di difficoltà, anche a normale, è piuttosto accettabile e se si ha un minimo di manualità non si dovrebbero avere problemi ad arrivare ai titoli di coda.

È tutto molto semplice, sempre di un rail shooter del ’95 parliamo, ma si percepisce molto sotto la superficie. La prima cosa a colpire sono certamente i livelli, eccellenti sotto il profilo artistico, estremamente evocativi nel raccontare qualcosa che non riusciamo a cogliere del tutto e accompagnati da musiche splendide (si tratta dello stesso accompagnamento della versione Saturn, a cui a breve verrà affiancata una versione riarrangiata firmata dalla stessa compositrice che lavorò su Panzer Dragoon nel ’95, che trovate nel widget di Spotify qui sopra).

 Il lavoro svolto su questo nuovo remake è, come dice il titolo, molto artigianale. Si nota come il tutto avrebbe avuto bisogno di maggior pulizia, con molte texture bruttine, qualche rallentamento sparso e tanti dettagli che hanno decisamente bisogno di una patch.

Tra questi spicca la modalità foto, graditissima, ma nella quale alcuni filtri sono proprio sballati. Quello che è però più importante di alcune texture non all’altezza è però l’atmosfera generale, che risulta essere esattamente quella dell’originale, 1:1. Il colpo d’occhio è ad ogni modo ottimo, e nonostante non ci troviamo di fronte a un capolavoro tecnologico, la direzione artistica e il mood riescono a sovrapporsi a un lavoro tecnico solo discreto. Tirando le somme non si può quindi che essere soddisfatti di quello che Panzer Dragoon Remake offre alla vista (e ancora di più all’udito!)

panzer dragoon remake

Un altro problema, decisamente più importante, è da riscontrare nel sistema di controllo. Il gioco ne offre due, uno tradizionale, che ricalca quello che trovavamo su Sega Saturn, e uno più moderno, adattato a come siamo abituati a controllare uno sparatutto tridimensiale. Quello “classico” pone sia il controllo del mirino che del drago sull’analogico sinistro, e quindi il drago si muove seguendo il reticolo di puntamento, mentre si spara utilizzando il tasto B.

Il sistema moderno invece permette di controllare la nostra cavalcatura con il la leva sinistra, mentre si mira con la destra e si spara con il grilletto. Il problema di cui accennavo è però dovuto all’imprecisione nel movimento del mirino, che si sposta in modo troppo scattoso, che migliora solo parzialmente aumentandone la sensibilità. Gli sviluppatori hanno promesso una patch a breve, e successivamente un aggiornamento che abiliterà i controlli di movimento – e potrebbe essere bellissimo giocarci in quest’ultimo modo.

La domanda che viene da porsi è: perché fare uscire il gioco così d’improvviso con degli aggiornamenti praticamente pronti che avrebbero migliorato il sistema di mira e aggiunto la colonna sonora riarrangiata?

Probabilmente l’obiettivo era quello di uscire in concomitanza con il Nintendo Direct, ma la scelta non convince del tutto, dal momento che il risultato è un gioco che avrebbe avuto bisogno di queste correzioni, soprattutto quella legata ai controlli. Il problema non è assolutamente insuperabile o di estrema gravità, con un minimo di padronanza si riesce a giocare piacevolmente lo stesso, però ancora una volta c’è la sensazione che le scadenze e il marketing abbiano avuto la meglio su quello che dovrebbe essere il punto più importante, ossia il gioco stesso.

Riflessioni e piccole magagne a parte, Panzer Dragoon Remake è comunque un Signor Gioco, che oltre ai livelli bellissimi da vedere e da giocare e delle boss fight memorabili, ha come principale merito il restituirci, in una veste contemporaneamente aggiornata e fedele all’originale, un capolavoro del passato che non aveva più nessuna attenzione, al punto che mai avrei creduto che qualcuno avrebbe effettivamente sviluppato un remake.

Lo stesso team ha inoltre in cantiere anche il remake del sequel, Panzer Dragoon Zwei, e speriamo che si riesca a riportare un po’ d’interesse intorno alla saga, così da convincere SEGA e svilupparla ulteriormente, magari con un altro JRPG, dal momento che Panzer Dragoon Saga pare sia impossibile da recuperare perché è andato perduto il codice sorgente.

Panzer Dragoon Remake è disponibile solo su Nintendo Switch, in digitale o in versione fisica limitata solo su Limited Run.

 

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.