Somali e lo spirito della foresta è in streaming su Crunchyroll e parla della la famiglia giapponese

Somali e lo spirito della foresta, disponibile in Italia sulla piattaforma specializzata Crunchyroll dallo scorso 9 gennaio, si propone come uno degli anime più particolari di questo inizio anno.

A prima vista la trasposizione del manga di Gureishi Yako sembrerebbe solo l’ennesima storia di una bambina indifesa e dell’essere soprannaturale che la protegge, ma sin dalla primissima  scena il vero intento dell’autore viene a galla con chiarezza: Somali, la dolce ragazzina di cui sopra, chiama il golem che la trova nuda e in catene nella foresta papà. È intorno a questa semplice parola, una delle prime in assoluto che impariamo a pronunciare nella nostra vita, che l’anime vuole costruire il suo percorso, il suo senso più profondo.

Somali e lo spirito della foresta è soprattutto la storia di un padre improvvisato, che fa del proprio meglio per fronteggiare una situazione alla quale è impossibile prepararsi adeguatamente. Un padre che impara a essere presente e premuroso, in netto contrasto con il ruolo che la figura ricopre nella famiglia tradizionale giapponese.

Somali e lo spirito della foresta: la figura del padre nella tradizione giapponese

La figura del padre in Somali e lo spirito della foresta è in netto contrasto con quella tradizionale, che ricopre un ruolo primario nella società giapponese sin dall’antichità. Nel Medioevo, per esempio, la famiglia si chiamava ie ed era letteralmente governata dal capofamiglia. Egli deteneva il potere assoluto su tutti gli altri membri: poteva combinare i matrimoni delle figlie, scegliere la carriera da far intraprendere ai figli e addirittura diseredare coloro che riteneva non meritevoli. Agli occhi dei suoi familiari il padre era dunque una figura ammantata da una sorta di aura divina, necessaria e irraggiungibile. La lontananza è il principale leitmotiv che accompagna il genitore di sesso maschile nel corso della storia giapponese.

Somali spirito foresta 1
La famiglia nipponica moderna ha abbandonato molte delle caratteristiche del passato, ma mantiene l’assenza del padre nella vita dei figli. Il papà è infatti quasi sempre un salaryman, ovvero un impiegato d’azienda che passa la maggior parte del suo tempo in ufficio, non disdegnando straordinari anche massacranti. La reazione più comune tra i ragazzi è quella di rimuovere il genitore dalla loro vita e sviluppare una vera e propria dipendenza nei confronti della madre (amae, da ameru, “dipendere da”). La mancanza di un modello maschile genera squilibri sempre più grandi nella psiche dei figli, che alla lunga possono sviluppare disturbi gravi come l’autoemarginazione dalla società (i famosi hikikomori).

Somali e lo spirito della foresta: un golem per papà

Un padre tradizionale?

Il personaggio più interessante di Somali e lo spirito della foresta, almeno per quanto riguarda il pilot dell’anime e i primi volumi del manga (presto in Italia editi da Planet Manga), è il golem senza nome che trova la bambina nella foresta. Le sue caratteristiche soprannaturali lo avvicinano alla figura del padre della tradizione giapponese, soprattutto per quanto riguarda la condivisione degli stati d’animo.

Il golem è infatti incapace di provare sentimenti, caratteristica che lo pone immediatamente su un piano in apparenza lontanissimo da quello di Somali, quasi inconciliabile. La strana creatura non condivide nemmeno i bisogni primari della piccola, dato che non necessita di cibo o sonno per vivere, ma soltanto di ossigeno, acqua e luce. L’elemento più toccante della narrazione è quindi la solitudine che affligge i due strani compagni di viaggio: hanno scelto di camminare insieme e condividere un’avventura, ma le differenze li condannano a non sentirsi mai davvero vicini.

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Non solo!

Se l’articolo si fermasse qui sembrerebbe che Somali e lo spirito della foresta non aggiunga nulla alla figura del padre nella famiglia tradizionale giapponese. Per caratteristiche dovute alla sua razza il golem è assente proprio come i capifamiglia del Medioevo o i salaryman di oggi, ma Gureishi Yako vuole anche comunicarci che quello del papà non è solamente un ruolo istituzionale o un semplice status biologico.

La strana creatura non appartiene al mondo di Somali, non ha nulla a che spartire con lei, ma si rende lo stesso capace di costruire un rapporto forte, fonte di crescita per entrambi. Dove non arriva con la sua incapacità di provare emozioni, per esempio, cerca di compensare con l’analisi dei legami causa-effetto delle azioni della bambina. Il vero protagonista di Somali e lo spirito della foresta, almeno nelle prime battute, è proprio il golem, perché è colui che impara le lezioni più importanti e va incontro al maggior cambiamento.

Non solo Somali e lo spirito della foresta: genitori e figli tra anime e manga

Alcuni degli esempi più famosi

Somali e lo spirito della foresta non è certo la prima opera che analizza in profondità le difficoltà del rapporto padre-figlio nella società giapponese. Al contrario, esistono manga e anime che ne narrano le varie sfaccettature, parafrasando vicende e protagonisti. Basti pensare a Gambino, padre adottivo di Gatsu, protagonista del celeberrimo Berserk di Miura Kentaro: severo, senza scrupoli ma anche capace di gesti inaspettatamente gentili, il capitano di ventura insegna al futuro Guerriero Nero a usare la spada e a non fidarsi di nessuno.

Origin, il robot attorno al quale ruotano le vicende dell’omonimo manga di Boichi, cerca di vivere secondo la massima che il geniale scienziato che lo ha costruito gli ha lasciato in punto di morte. Oba Yozo, il ragazzo al centro del romanzo Lo squalificato di Dazai Osamu (adattato da Furuya Usamaru e da Ito Junji), litiga a più riprese con il dispotico padre, personificazione della pressione sociale che attanaglia tutti i ragazzi del Sol Levante.

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Girl from the other side

Tutte le opere appena citate fanno nella figura del padre un importante elemento, ma non quello centrale. I protagonisti sono infatti sempre i figli, naturali o adottivi che siano. Girl from the other side, invece, compie un’operazione molto simile a quella di Somali e lo spirito della foresta, accendendo sul papà il riflettore più luminoso del palcoscenico. La creatura in questione è Maestro, un umano trasformato in un essere dall’aspetto mostruoso da una misteriosa maledizione.

Coperto da una pelliccia nera, Maestro accompagna l’innocente bambina Shiva, dalla pelle bianca e immacolata, in un mondo diviso tra malati e sani. La paura del diverso ha portato le due popolazioni a scindersi definitivamente erigendo un muro altissimo. La creatura non può toccare la ragazzina, poiché il minimo contatto significherebbe contagio immediato. La solitudine accomuna quindi Maestro con il golem, Shiva con Somali: la convivenza e la vicinanza reciproca sono in continua lotta con le insormontabili differenze tra due mondi che non sono stati creati per stare insieme.

La figura del padre è centrale nella cultura e nella famiglia giapponese, nel Medioevo come ai giorni nostri. Somali e lo spirito della foresta rappresenta un coraggioso esperimento, perché sceglie il punto di vista del genitore anziché quello del figlio. Insieme a Girl from the other side l’opera di Gureishi Yako può lanciare un nuovo corso e approfondire un lato delle relazioni largamente trascurato, soprattutto nel Sol Levante.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.