Perché tutti hanno da dire qualcosa sulla qualità, ma non sempre è una cosa intelligente.

01_Toni_Servillo_La_grande_bellezza_foto_di_Gianni_FioritoVi sarà capitato di discutere, con esseri  senzienti o meno, della qualità di un determinato prodotto. Sappiamo che è così. Alla gente piace spiegare perché una cosa è bella o meno e soprattutto adora infrangere il concetto di bellezza e qualità altrui. Vi sarà successo con la Grande Bellezza. Oh, quanto mi ha divertito La Grande Bellezza. Bestemmie, insulti, idolatranti che gridavano al miracolo cinematografico, gente che si è addormentata dopo cinque minuti; eppure di pareri seri e convincenti sulla qualità del film ne ho sentiti veramente pochi. Il film vincitore dell’oscar è solo la punta dell’iceberg di un megaconflitto paraintellettuale che affligge il mondo. Ultimo, ma non ultimo, esempio di come per molti sia impossibile attenersi, e soprattutto comprendere, i parametri base che si celano dietro la qualità di un’opera.
Non solo cinema anche arte, videogaming, cucina: qualsiasi cosa l’uomo sia capace di produrre è seguita da persone intente a criticarne le qualità. Sia chiaro, non siamo qui per attaccare chi fa critica, il dibattito intellettuale (quando c’è) è sempre ben accetto. Tuttavia pare, a nostro modo di vedere, che si sia perso il concetto stesso di qualità, un po’ come se avere il diritto di dire qualsiasi stronzata abbia finito per obbligare le persone a dire qualsiasi stronzata. Da un dizionario preso a caso su internet: “Caratteristica distintiva di una persona o di una cosa, suscettibile di giudizio o di valutazione, spec. riguardo al grado di perfezione, di capacità, di utilità”; ok, tutto chiaro, tutto bello, tutto limpido e cristallino.

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Eppure come mai tanta gente litiga, affannosamente per giunta, su cose come La Grande Bellezza o l’ultimo fantasmagorico titolo prodotto da Ubisoft? Stay Nerd prova a spiegarvelo, abbiate solo la pazienza di seguirci. Prima di tutto a non essere chiaro è il fatto che si può parlare di tutta una serie di qualità ma non di qualità in maniera assoluta. Non è sbagliato dire che qualcosa sia fatta bene, ci mancherebbe, ma usando questa formula si sottintende che quella determinata cosa, in presenza di particolari caratteristiche, risulta essere un buon prodotto. Ok? Fin qui ci siamo. Con questo vogliamo dire che non si può definire un’opera “di qualità” senza prima analizzarle quelle qualità. E qui viene il bello. Nonostante, chi più, chi meno, è in grado di riconoscere gli aspetti fondamentali per giudicare un film, un libro o un videogame non significa che quei determinati aspetti siano sempre i più importanti. Un libro deve essere scritto bene, eppure esistono opere sgrammaticate come L’Ulisse di James Joyce. Un film dovrebbe avere una regia impeccabile, eppure molti film, come The Blair Witch Project o Rec, sono girati volutamente in maniera amatoriale. Insomma di esempi in cui si può andare oltre il parametro “standard” ce ne sono tanti, ma non è nemmeno questo il punto. Il punto è un altro, molto spesso il concetto di qualità è labile, si altera e si modifica in base a chi guarda e giudica, unicamente perché si applicano parametri di “obiettività” diversi. Entrate in un ristorante e scegliete dal menù il piatto più raffinato e paragonatelo con un insalatina poco condita. Pare ovvio che tra le due pietanze l’insalata è la meno appetibile, quella che ha meno qualità per l’appunto. Prendete le stesse cose e servitele ad una persona che ha bisogno urgente di fare una dieta: tra i due piatti quale sarà quello con le caratteristiche migliori? Insomma pur settando dei parametri globalmente riconosciuti e pur avendo persone capaci di analizzarli non sempre riusciremo ad avere un parere univoco a riguardo. Questo perché qualità è sì tutto ciò che caratterizza un prodotto ma non è detto che tutto ciò che caratterizza un prodotto deve sempre essere preso in considerazione. Ciò che è importante per voi, può non esserlo per altri.

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Tuttavia l’aspetto veramente ignorato è la finalità, ovvero lo scopo con cui qualcosa viene prodotto. Spesso si tende a considerare l’enterteinment come etereo, fatto di oggetti senza un vero scopo, messi lì appositamente per farci fare due risate quando la gente ne parla male. Prendete il Grande Fratello. Ci fa cagare. E se siete sani di mente fa cagare anche a voi. Nessuno qui si azzarderebbe a definire il reality come un prodotto di qualità e – ahinoi – purtroppo non è così, o almeno non lo è completamente. Il Grande Fratello, o uno dei tanti show pattume trasmessi, è sicuramente un prodotto dalla caratura intellettuale mediocre, eppure pur non essendo propriamente di qualità ha comunque dei meriti indiscutibili. E questo si relaziona a quella finalità di cui parlavamo prima. Se uno show viene trasmesso con l’intenzione di raggiungere quante più persone possibili, ed effettivamente questo avviene, condannereste gli sviluppatori come incompetenti? Se un prodotto viene messo sul mercato con lo scopo di essere venduto e pur facendoci cagare questo vende molto, licenziereste gli ideatori? Il fatto è che per molte produzioni, nonostante le valutazioni “obiettive”  siano poco lusinghiere, hanno come unica – e a questo punto importantissima – qualità quella di riuscire nell’intento per cui sono state create: vendere. Che piaccia o no, dobbiamo arrenderci a questo meccanismo: la qualità c’è anche in assenza di qualità. Chi oggigiorno vende prodotti di merda a gente di merda non è un allocco, non è un personaggio o una compagnia da odiare ma piuttosto sono persone capaci di capire ciò che può essere apprezzato dalle masse. Per cui pensateci due volte prima di criticare le qualità di un prodotto, soprattutto se non avete presente le caratteristiche che il produttore ha ritenuto necessarie prima di mettere in vendita la “merda” che state criticando. Per cui ben venga Il Grande Fratello, ben vengano i film che fanno discutere, ben venga qualsiasi cosa sia creata unicamente per vendere; basta parlare chiaro, attivare il cervello prima di dire stronzate e capire che tipologia di prodotto ci troviamo di fronte. L’importante è essere critici senza scadere nella banalità, nel vuoto criticare solo per dare fiato alla bocca. A quel punto, sul serio, chi è l’ignorante?