Un po ‘graphic, un po’ novel: 10 fumettisti-romanzieri che si sono dati alla letteratura

Fumettisti che diventano romanzieri. Le vie della scrittura, si sa, sono infinite e la grande contaminazione contemporanea tra culture e media diversi ha reso più friabili che mai i confini tra le diverse professioni dell’intrattenimento.

Del resto, se un tempo era più difficile passare da un mestiere all’altro, oggi è quasi inevitabile, complice la crossmedialità e il legame sempre più stretto tra libri, serie tv, film, fumetti e videogiochi, senza dimenticare che il pubblico e gli addetti ai lavori hanno diete d’entertainment sempre più onnivore.

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Lucky Luke scritto da Daniel Pennac

Così ecco che ci troviamo registi che scrivono fumetti, come Kevin Smith e Joss Whedon, fumettisti che scrivono film come Frank Miller e serie tv come Geoff Johns, cantanti che scrivono fumetti come Gerard Way e persino (cosa che un tempo avrebbe creato un certo scalpore) giornalisti e scrittori che passano ai fumetti, come Ta-Nehisi Coates che dai libri di saggistica ha preso residenza nel Wakanda di Black Panther, e Daniel Pennac su Lucky Luke.

Ma, naturalmente, è successo pure il contrario in questi tempi di contaminazioni e superamento di vecchi limiti: fumettisti che sono diventati romanzieri. E anche con un certo successo.

Tito Faraci

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Cominciamo questa rassegna dei fumettisti-romanzieri con un peso massimo del settore. Tra i più importanti e prolifici sceneggiatori italiani attualmente in attività, Tito Faraci ne ha scritte di cose per Topolino, PK, Tex, Dylan Dog, Marvel, Lupo Alberto e Diabolik, mostrando la rara capacità di variare stile, ambientazioni e personaggi rimanendo sempre Tito Faraci.

Questa sua “eterogeneità unica” lo ha portato a diventare curatore della collana Feltrinelli Comics, anche quella riconoscibile e varia al tempo stesso. Proprio per questa sua indole, Faraci è uno di quegli autori che in carriera si è lanciato in tantissimi progetti di diversa natura, tra cui i romanzi.

La sua prima esperienza come autore di prosa nasce proprio dal suo lavoro di sceneggiatore sulle pagine della collana Disney Avventura, un progetto della fu Walt Disney Italia che vedeva Topolino protagonista di veri e propri romanzi gialli. Faraci ha scritto Il popolo delle tenebre, la pubblicazione numero 16 di un’etichetta che può contare anche sull’apporto di grandi autori di narrativa come Sandro Veronesi e Sandrone Dazieri.

Dopo quel primo assaggio, Faraci non si è certo fermato: nel 2009 ha scritto il libro per bambini Il cane Piero, avventure di un fantasma, edito da Piemme e nel 2011 scrive Nato sette volte, storia tra il serio e il faceto di un gruppo di ventenni appassionati di new wave inglese dalle parti di Pavia e Oltre la soglia, sempre per Piemme.

La svolta però arriva per lui con l’ingresso in Feltrinelli: nel 2015 pubblica La vita in generale, vicenda di un uomo che si trova a dover far i conti con il peso della sua vita e il recentissimo Spigole, che ha per protagonista uno sceneggiatore, Ettore Lisio, in crisi creativa sullo sfondo di una Milano gremita di bizzarri personaggi. Una lettura ricolma di ironia ed esistenzialismo che apre un delizioso dietro le quinte sul mestiere di chi i fumetti li scrive.

Alan Moore

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Alan Moore, il supremo Moore, sta al fumetto come la Cappella Sistina sta all’arte, o se preferite un paragone più blasfemo sta al fumetto moderna come la Bibbia sta alla Religione Cristiana.

Impossibile quantificare, ancora oggi, l’impatto del Bardo di Northampton e l’ampiezza della sua eredità, inestimabile ed eterna.

Il buon Moore ne ha fatte di cose in carriera: è stato cantautore, compositore, sceneggiatore teatrale e persino occultista (nel 1994 decise di autoproclamarsi mago) e oltre ad aver rivoluzionato per sempre la letteratura disegnata con capolavori impareggiabili come Swamp Thing, V for Vendetta, Watchmen, The Killing Joke, From Hell e tanti altri, si è anche dato alla letteratura e occupa un posto di rilievo nella nostra selezione di fumettisti-romanzieri.

Il suo apporto al mondo della prosa è stato breve ma intenso, visto che ha scritto solo due romanzi tuttavia di enorme peso (in tutti i sensi): La voce del fuoco e Jerusalem, il primo pubblicato anni fa da Edizioni BD e fuori commercio mentre il secondo, ancora disponibile, da Rizzoli Lizard.

La voce del fuoco è stato pubblicato nel 2007 in Italia e racconta l’intera storia, dall’età della pietra fino al 1995, della città di Northampton legando i vari capitoli dalla presenza ricorrente in varie forme del fuoco. Immenso, onnicomprensivo e dunque puro distillato di Alan Moore, questo libro è geniale della sua enormità.

Altro libro “bigger than life” è Jerusalem, l’ultima fatica letteraria dell’autore inglese, uscito nel 2017 da noi. Mastodontico tomo di oltre 1500 pagine costato al buon Moore 10 anni di lavoro, Jerusalem è un libro sviluppato su quattro dimensioni (avete capito bene), ambientato per lo più sempre a Northampton e con dentro citazioni a James Joyce, Samuel Beckett, Charles Dickens, Albert Einstein e (ovviamente) Lovecraft. Tutto il mondo di Moore, raccontato attraverso l’evoluzione nel tempo di Borough, il quartiere più antico di Northampton.

Roberto Recchioni

Roberto Recchioni è ormai da un decennio pieno uno dei nomi di punta del fumetto italiano, capace di scatenare odio e ammirazione con un solo post di Facebook ma anche di porre tematiche scomode nei suoi lavori.

Curatore editoriale ormai dal 2013 della seconda testata della Bonelli, Dylan Dog, in carriera Recchioni è stato ed è tante cose: redattore, disegnatore, critico cinematografico, critico videoludico, articolista e fumettista-romanzieri che si è dato anche alla prosa come scrittore di racconti e libri.

Il suo primo approccio in una grande produzione è stato nella raccolta Bugs di Edizioni BD curata da Tito Faraci col racconto It came from desert insieme a Sandrone Dazieri, Diego Cajelli, Matteo B. Bianchi e tanti altri.

Di recente, si è dato al fantasy per Mondadori con la trilogia di YA di cui al momento sono stati pubblicati due volumi: La battaglia di Campocarne (2015) e L’ammazzadraghi (2017), dove si è divertito a dare la sua personale visione del genere realizzando una storia densa e avvincente che privilegia l’avventura dura e pura.

Tra le altre sue incursioni nel mondo della prosa, non possiamo che segnalare per i fan di Orfani (ma anche per tutti gli altri) il romanzo Ringo: chiamata alle armi, uscito per Multiplayer Edizioni e spin off della celebre serie a fumetti, ambientato durante gli anni d’oro della rivolta alla Presidentessa Juric.

Non possiamo, per concludere, non segnalare la sua partecipazione all’antologia Zappa e Spada 2, divertentissima raccolta di racconti spaghetti fantasy che ribalta le convenzioni del genere.

Neil Gaiman

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Tra tutti i fumettistiromanzieri, Neil Gaiman è forse il più famoso in assoluto, anche perché è uno dei pochi i cui romanzi hanno venuto altrettanto se non di più rispetto ai fumetti.

Del resto, Gaiman ha sempre dichiarato di essere uno scrittore di formazione passato ai comics per vie traverse salvo poi tornare, dopo aver rivoluzionato quel mondo con Sandman, alla parola stampata.

La sua produzione è, infatti, davvero titanica e abbraccia tantissimi generi diversi, dal gotico al weird, passando per storie per ragazzi e favole nere. I suoi libri sono, inoltre, diventati serie tv e film di successo, come il recente Good Omes (Buona apocalisse a tutti! in italiano) scritto a quattro mani con Terry Pratchett o come Stardust, trasformato in un film da Matthew Vaugh, e Coraline.

Tuttavia la sua opera più famosa è probabilmente Il figlio del cimitero, romanzo fantasy per i più giovani vincitore del premio Hugo nel 2009, storia di un adolescente di nome Nobody Owens cresciuto dagli abitanti di un cimitero in seguito all’assassinio dei genitori.

Altra celebre fatica letteraria di Gaiman è American Gods, rivisitazione in chiave moderna delle divinità del vecchio continente, un giallo onirico e soprannaturale avvincente e affascinante, pubblicato per la prima volta nel 2001 e capace di fare incetta di riconoscimenti tra il premio Bram Stoker, il premio Nebula e il premio Hugo.

Paola Barbato

Per tanti lettori là fuori, Paola Barbato è stata (e lo è ancora) un sinonimo di Dylan Dog, una delle penne più famose dell’Indagatore dell’Incubo e seconda, per numero di storie e di importanza nella mitologia del personaggio, a Tiziano Sclavi in persona.

La Barbato è un’autrice di grandi idee e di grandi spunti, non sempre magari sviluppati al meglio e tra alti e bassi, ma le scintille delle sue storie per sono sempre intuizioni illuminanti, sfide al lettore e voglia di esplorare i confini del noir, del giallo e dell’horror.

Generi che padroneggia alla perfezione, tant’è che negli anni insieme a quella di fumettista si è ritagliata una seconda carriera di grande prestigio come romanziera, sua prima passione nonostante sia poi diventata famosa in tutta Italia come sceneggiatrice di fumetti.

Di pari passo alla sua ascesa come nome di punta di Dylan Dog, la Barbato ha cominciato a pubblicare racconti e romanzi con alcuni dei più importanti editori del paese, dimostrando di saper conservare il suo stile unico e la sua capacità di creare vicende appassionanti, da vera maestra qual è.

Proprio per questo, la sua produzione è davvero sterminata e si è fatta ancora più vasta negli ultimi anni, al ritmo di un libro all’anno per Edizioni Piemme: Non ti faccio niente (2017), Io so chi sei (2018), Zoo (2019) e il recentissimo Vengo a prenderti, tutte storie al fulmicotone dove vengono esplorati gli abissi dell’essere umano e gli efferati crimini che è in grado di cambio,

Probabilmente il suo romanzo più famoso, diventato in seguito anche un fumetto per Sergio Bonelli Editore, è Mani Nude. Si tratta della storia dura e cruda di un ragazzo, Davide Bergamaschi, che viene rapito e costretto a combattere nel mondo dei combattimenti clandestini. Un racconto di formazione all’ultimo sangue che lascia allibiti e annichiliti.

Matteo Bussola

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Compagno di vita di Paola Barbato, a ulteriore prova del fatto che le persone simili si attraggono, è Matteo Bussola, forse tra tutti i fumettisti-romanzieri quello con la carriera più sorprendente, più fulminante.

Entrato nel mondo del fumetto tardi, a 35 anni dopo una carriera come progettista edile, lo ha fatto però dalla porta principale disegnando per Eura Editoriale, Star Comics e Sergio Bonelli Editore. Parallelamente ha portato avanti la sua passione per la scrittura e da qualche anno è uno dei nomi di punta della collana Stile Libero dell’Einaudi.

Molto apprezzato per la sua prosa delicata e attenta ai dettagli, Bussola ha scritto romanzi con al centro vicende intime e personali, toccando svariati temi e rimanendo sempre in testa alle classiche dei bestseller nostrani.

La sua prima fatica letteraria è stata Notti in bianco, baci a colazione (2016), seguiti da Sono puri i loro sogni (2017), La vita fino a te (2018) e il recentissimo L’invenzione di noi due.

Chris Claremont

Se siete dei lettori di fumetti, americani in particolare, è impossibile che non abbiate mai sentito parlare di Chris Claremont. Per tutti gli altri, vi basti sapere che si tratta dell’uomo che ha reso gli X-Men quello che sono oggi: un brand mondiale, capace di emigrare dai comics ai film e alle serie tv conquistando legioni di appassionanti.

Non li ha creati lui, intendiamoci: come tutti gli eroi Marvel della Silver Age, gli Homo Superior sono farina del sacco di Stan Lee e Jack Kirby. Ma “X-Chris” li prese e li trasformò in una lunga saga capace di segnare la storia della Casa delle Idee.

Tuttavia, oltre a questo trascurabile merito, Claremont è stato un artista a tutto tondo, capace di scrivere opere teatrali e entrare a far parte della schiera dei fumettisti-romanzieri.

La sua incursione nel mondo della letteratura si è distinta soprattutto per storie di carattere fantascientifico: a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 scrisse la trilogia con al centro le avventure del tenente Nicole Shea: First Flight (1987), Grounded! (1991) e Sundowner (1994). Purtroppo al momento non sono stati pubblicati in Italia, ma se qualche editore ci sta leggendo: fossimo al posto vostro ci faremmo un pensierino.

Più famosa e di maggior successo è stata la trilogia, stavolta di stampo fantasy, delle Cronache dell’Ombra, scritta a quattro mani niente meno che insieme a George Lucas e ispirata dal film Willow diretto da Ron Howard. Nel nostro paese è stato pubblicato solo il primo volume, La luna d’ombra, non è di facile reperibilità ma potrebbe essere una notevole rarità con cui riempire gli scaffali della vostra libreria.

Pasquale Ruju

Tra le grandi firme del fumetto bonelliano degli ultimi 25 anni, Pasquale Ruju è uno di quegli autori stacanovisti capaci di scrivere migliaia di pagine l’anno, un esempio di sceneggiatore infaticabile come solo la Bonelli sa coltivare.

Dal suo esordio nel 1995, con una storia contenuta nel Gigante n° 4 di Dylan Dog, Ruju ha dato vita a centinaia di storie a fumetti per la casa editrice di Via Buonarroti spaziando tra Dylan, Martin Mystére, Nathan Never, Le Storie, le mini-serie Hellnoir, Demian e Cassidy mentre da quasi un decennio è tra i pard fissi del sempiterno Tex.

Una lunga e fruttuosissima carriera che lo ha reso un nome di riferimento tra i lettori, una carriera che può contare anche incursioni nel mondo del doppiaggio, del cinema e della tv come attore. Di recente, Ruju ha aggiunto a questo suo pregevole curriculum anche tre romanzi di grande successo, tutti pubblicati per Edizioni E/O, diventando anche lui un fumettistaromanziere.

Il primo, uscito nel marzo 2016, Un caso come gli altri, è un giallo ricco di colpi di scena basato su un interrogatorio tra due donne: Annamaria, vedova di un potente boss della ‘ndrangheta e Silvia, sostituto procuratore della Repubblica.

Gli altri due, Nero di Mare (2017) e Stagione di cenere (2018) hanno per protagonisti Francesco Zanna, un ex fotoreporter dal passato turbolento che si trova ad indagare su alcuni casi poco chiari sullo sfondo della Costa Smeralda.

Peter David

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A proposito di autori particolarmente prolifici, in un’ideale classica delle penne più produttive di tutti i tempi Peter David lotterebbe sicuramente per salire sul podio, tra i fumettisti-romanzieri ma non solo.

Impossibile quantificare effettivamente la sua intera produzione: tra Marvel Comics, DC Comics, progetti creator-owned, racconti, romanzi e serie tv è probabile che lui stesso abbia perso il conto di tutte le cose che ha scritto in vita sua.

Divenuto celebre sulle pagine di The Incredible Hulk, serie che ha sceneggiato per oltre dieci anni tra gli anni ’90 e i primi del duemila, David ha poi messo le sue mani su decine di progetti di narrativa, a volte in contemporanea.

Come romanziere, è diventato famosissimo per aver firmato diverse opere appartenenti ad alcuni dei più grandi brand legati al mondo della fantascienza televisiva: Star Trek e Babylon 5. Soprattutto su Star Trek ha toccato delle vette mai viste primo, scrivendo Q-in-Law, I, Q, Vendetta, Q-Squared e Imzadi, il romanzo di Star Trek più venduto di sempre e per fortuna disponibile anche in italiano, tradotto da Fanucci.

Oltre a questa straordinaria incursione nella sala comandi dell’Enterprise, che già basterebbe a far scolpire il nome nell’olimpo dei romanzieri, David ha scritto tantissimi altri romanzi come gli adattamenti delle sceneggiature di diversi film come Spider-Man e Batman Forever, dimostrando di essere uno straordinario sviluppatore di universi narrativi altrui.

Tuttavia, a livello di idee originali, la sua fatica letteraria più famosa, purtroppo inedita in Italia, il romanzo Knight Life che ha dato origine a due sequel, One Knight Only e Fall of Knight, una rilettura in chiave fantasy nel ciclo arturiano dove si immagina cosa succederebbe se Re Artù comparisse nell’odierna New York. 

Stan Lee

Concludiamo la nostra rassegna dei fumettistiromanzieri con il più pesante dei nomi fatti finora: Stan Lee, il padre testuale dei fumetti Marvel. Stan Lee è tra le figure chiave della cultura contemporanea, non solo perché ha creato alcuni degli eroi più famosi dei Comics e appassionato milioni di persone attraverso svariate generazioni di lettori ma perché ha saputo trasformare se stesso in un’icona della cultura pop.

Già prima dei cameo nel Marvel Cinematic Universe, il Sorridente era un personaggio chiave nel dibattito culturale americano e internazionale, sempre pronto a dire la sua e a farsi notare, nelle convention e in giro per gli Stati Uniti, in particolare negli anni ’90 in poi quando cominciò a dedicarsi a nuovi progetti di natura multimediale oltre ai fumetti.

L’enorme carriera di Stan Lee ha toccato tutti gli ambiti possibili dell’intrattenimento e ne abbiamo parlato nel dettaglio qui, con questo speciale dedicato ai suoi lavori oltre il fumetto, che spaziano dalle serie animate ai videogame.

Naturalmente, “The Man” si è dedicato anche alla scrittura senza vignette. Oltre ai libri celebrativi come Excelsior: La straordinaria vita di Stan Lee e Origins of Marvel Comics, fondamentali per comprendere il suo percorso come volto e demiurgo dei fumetti Marvel, ha firmato anche diversi romanzi, di genere per lo più fantascientifico.

Il primo è del 1996 e appartiene alla saga Riftoworld: Odissey, scritto a quattro mani con Bill McCay e purtroppo non è stato tradotto in Italia, destino che condivide con la seconda prova letteraria del buon Stan: The Alien Factor, del 2001, realizzato stavolta in coppia col quasi omonimo Stan Timmons.

Dal 2015 al 2017, ha scritto insieme a Stuart Moore, The Zodiac Legacy, una saga di tre libri di fantasy young adult illustrati dal talento di Andie Tong, anche questa inedita nel nostro paese.

Ma una speranza per poter vedere un giorno in italiano le fatiche letterarie di Stan Lee viene da Salani Editore che l’anno scorso ha pubblicato Alliances. Un gioco di luce, ultima fatica materiale del Sorridente scomparso il 12 novembre 2018. Si tratta del primo capitolo di un nuovo universo narrativo supereroistico ad uso e consumo dei millennial, la formula Marvel aggiornata al presente. Per questo progetto, tra l’altro, sono stati coinvolti nomi di grande peso come il cineasta premio Oscar Ryan Silbert, Luke Lieberman e la scrittrice Kat Rosenfield, finalista del premio Edgar. L’ultimo capolavoro di Stan Lee, tra i bestseller dell’anno scorso.

E voi? Quali sono i vostri fumettisti-romanzieri preferiti? Fatecelo sapere nei commenti!

 

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!