I cinque fumetti più rappresentativi di Alan Moore

Alan Moore, anche noto per gli adepti come il Bardo di Northampton (paragone tutt’altro che fuori luogo con un certo Will Shakespeare), è uno dei pochi uomini in Terra ascesi al rango di divinità insieme ai suoi fumetti. 

Non che lui sia particolarmente a favore del culto che si è ormai creato intorno alla sua persona, da bravo anarchico, tuttavia esiste una larga platea di persone che si addormenta pensando ad Alan Moore, che ad ogni plenilunio sacrifica il cervo sacro alla sua memoria e ogni tanto va in pellegrinaggio a Northampton con l’ormai sbiadita copia di Watchmen nello zaino.

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Torta di cane sul tavolo stamattina…

Alan Moore, grazie ai fumetti, è un’icona come Jack Kirby, Stan Lee, Dennis O Neil, Grant Morrison, Frank Miller e tanti altri, forse addirittura di più per l’epoca contemporanea. In effetti, non ci sono tanti autori al mondo (non solo di comics) che possono vantarsi di aver plasmato in maniera così forte e tangibile la realtà che li circonda.

Non esiste un altro autore che possa vantarsi (se proprio possiamo parlare di “vanto”) che la maschera di Guy Fawkes caratteristica di un suo personaggio, il V di V per Vendetta, sia diventata un simbolo di rivolta in tutto il mondo, anche se la paternità grafica è del disegnatore, David Lloyd. Oppure di aver cambiato per sempre il modo di raccontare i supereroi, di aver radicalmente trasformato un archetipo narrativo decennale, di essere stato l’avanguardia di un modo diverso di raccontare storie che ancora oggi continua a dare i suoi frutti. 

Proprio per questo (ma non solo per questo), abbiamo deciso di mettere insieme 5 storie a fumetti che hanno forgiato l’ossequio e la reverenza nei confronti del grande Alan Moore.

Alan Moore Fumetto #1: Saga of the Swamp Thing

“Io sono… Swamp Thing.”

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Difficile non parlare di Alan Moore senza menzionare, anche brevemente, i fumetti di Swamp Thing da lui scritti. Il primo motivo, l’unico che vi dovrebbe davvero interessare se non siete seguaci del divino Moore, è che si tratta di una straordinaria storia di un “super-eroe atipico” diventata un racconto horror con al centro temi importanti come l’ambientalismo, la paura del diverso e quella componente di riflessione esistenziale che non guasta.

Il secondo motivo, andando a scavare un po’ più nella “palude”, è che Saga of the Swamp Thing rappresenta la prima pietra di una rivoluzione di cui osserviamo le conseguenze sparse a macchia d’olio nella cultura contemporanea.

Creato da Len Wein e Berni Wrightson nel 1971, Swamp Thing è un personaggio che strizza l’occhio a diversi topos dell’orrore e del weird a fumetti, con la storia del protagonista, Alec Holland, scienziato ucciso e risorto dalle radici come un mostro verde dal cuore umano.

Quando Alan Moore viene chiamato alle redini della serie, nel 1982, la “cosa nella palude” di Wein e Wrightson è in crisi e rischia la chiusura, mentre Moore è invece in rampa di lancio: ha da poco pubblicato V for Vendetta e ha cominciato a muoversi nel mercato statunitense. Tra l’altro, è il momento ideale per rilanciare il personaggio, grazie al film che gli ha dedicato Wes Craven, uscito proprio in quegli anni.

Moore rivoluziona completamente Swamp Thing: ridefinisce il rapporto tra Alec Holland e il suo alter ego, aggiunge la sua personale visione del mondo e crea un cast di comprimari variegato e interessante, che diventeranno una presenza fissa nell’Universo DC (uno su tutti: il mago cinico e manipolatore John Constantine). Inoltre, la sintonia con Steve Bisette (disegnatore) e John Totleben (inchiostratore) da vita ad alcune delle tavole più belle mai viste su un fumetto “mainstream”.

Ma la vera svolta copernicana dei fumetti di Alan Moore su Swamp Thing è un’altra: la qualità della narrazione, che ha aperto la porta ad altri autori inglesi come Jamie Delano, Grant Morrison e Neil Gaiman.

Alan Moore fumetto #2: V for Vendetta

Ricordate, ricordate il cinque novembre, è il complotto delle polveri.”

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L’abbiamo già menzionata due volte, quindi eccola: tra tutti i fumetti di Alan Moore, la saga di V for Vendetta è forse il capolavoro assoluto dell’autore, sicuramente quella dove le sue idee e la sua visione politica delle cose sono il centro di gravità dell’intera vicenda.

La dimensione iconica di V for Vendetta è evidente, non solo perché viene citata in tutte le grandi narrazioni moderne che affrontano il tema della rivoluzione e del rovesciamento dello status quo, ma soprattutto perché è diventata un elemento della cultura contemporanea. Se volete averne una prova, affacciatevi dalla vostra finestra durante una manifestazione in piazza e contate le persone in giro con la maschera di V, ispirata al volto di Guy Fawkes, ideatore della storia Congiura delle Polveri. 

Tuttavia, nonostante sia ormai così pervasiva nella nostra cultura, quella di V for Vendetta è stata una vita editoriale travagliata e complessa.

Pubblicata a puntate sulla rivista inglese Warrior dal 1982 al 1985, la serie è stata interrotta sul più bello a causa del fallimento della testata. È stata recuperata e conclusa dalla DC Comics nel 1988, nel pieno del successo di Watchmen, entrando a far parte in seguito come volume unico all’interno dell’etichetta Vertigo.

V for Vendetta è quel genere di lettura capace di entrare dentro chi lo legge, di farvi venire una voglia feroce di lottare per la rivoluzione ed è soprattutto una delle migliori distopie mai tratteggiate. 

Alan Moore fumetto #3: Watchmen

“Carcassa di cane nel vicolo stamattina. Tracce di pneumatico sullo stomaco spappolato. Questa città ha paura di me. Io ho visto il suo vero volto.”

Abbiamo evitato il più possibile l’elefante nella stanza, ma adesso è arrivato il momento di affrontarlo: Watchmen

Quando si parla di Watchmen ad un neofita, l’impulso dei veri appassionati è sempre quello di rispondere “devi leggerlo perché sì”. 

Ma anche volendo assumere una prospettiva più critica e dovendo davvero spiegare ad un novizio i motivi di questo “perché sì”, ci si ritroverebbe in difficoltà. Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons è uno di quei fumetti che hanno cambiato tutto, ribaltato gli stereotipi, forgiato nuovi archetipi e aperto orizzonti impensabili, una di quelle opere che una volta letta non si può credere di non averla letta prima.

Forse più che cercare di spiegarlo cerebralmente, basta elencare il fatto che ad oggi Watchmen è l’unico fumetto ad aver vinto il prestigiosissimo premio Hugo e ad essere stato inserito nella selezione di Time dei cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 a oggi.

Già questo è abbastanza indicativo del capolavoro epocale di cui stiamo parlando, un terremoto dopo cui nulla è stato più come prima. Un’opera amata, venerata, studiata (con saggi critici e tesi di laurea), imitata, ripresa dovunque e da chiunque, che in effetti va letta “perché sì”. Perché buona parte del vostro personale bagaglio culturale moderno ha un grande debito nei confronti di Watchmen, anche se non lo sapete.

Alan Moore fumetto #4: Batman: The Killing Joke

Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che c’è tra me e il mondo. Una brutta giornata!”

Andando di capolavori in capolavori e di pietre miliari in pietre miliari (e con i fumetti di Alan Moore è sempre così), siamo arrivati ad un altro spartiacque memorabile nel mondo dei comics dei supereroi: Batman – The Killing Joke.

Da molti considerata la storia più bella di Batman di sempre, sicuramente lo è per quanto riguarda la figura del Joker. 

Disegnata da Brian Holland, The Killing Joke, è una storia da 48 pagine diventata seminale e unica. Si tratta, infatti, del primo racconto dove vengono tratteggiate le origini (o le possibili origini) del folle nemico del Cavaliere Oscuro, basate sulla prima apparizione del 1940 e su una vecchia storia del 1951, poi riprese a sua volta da Tim Burton nel film Batman. 

Oltre a questo (che già dovrebbe bastare), The Killing Joke ha dato nuova linfa alla figura del Joker, proiettandola nella modernità e contribuendo a forgiare l’attuale fascino di un personaggio che, al momento, è semplicemente il villain dei fumetti più famoso al mondo.

Senza questa storia, non avremmo visto il Joker di Jack Nicholson, entrato nel mito col suo “Hai mai danzato col diavolo nel pallido plenilunio?”, quello di Heath Ledger vincitore dell’Oscar postumo col suo “Why so serious?” e il bis recente di Joaquin Phoenix.

Del resto, c’è un motivo se viene costantemente ristampata da oltre trent’anni.

Alan Moore fumetto #5: From Hell

“Maledetto pandemonio. È da sei anni che va avanti.” 

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Piange il cuore stilare una lista di soli 5 fumetti imperdibili di Alan Moore, per il semplicemente fatto che di lui andrebbe letto davvero tutto, comprese le primissime storie e i raccontini realizzati nel corso degli ultimi anni, persino i due libri biblici Jerusalem e La voce del fuoco. Tuttavia, è il gioco delle parti di ogni selezione ed è naturale che qualche capolavoro rimanga fuori, facendo discutuere e infuriare i fan duri e puri.

Ciò detto, per concludere questo must have, vi vogliamo invitare a fare un viaggio infernale nell’Inghilterra vittoriana, dove agiva un certo Jack lo Squartatore. 

From Hell, scritta dal divino Moore e disegnata da Eddie Campbell, è una miniserie a fumetti (e poi graphic novel) incentrata proprio sulla figura di Jack The Ripper ed è una delle ricostruzioni più approfondite mai fatte riguardo al celebre assassino.

Moore, infatti, si è ispirato a diverse teorie, alcune storicamente più attendibili e altre meno, dando la sua particolare interpretazione e finendo per tratteggiare una storia plausibile e affascinante. From Hell è il risultato di meticolosi studi da parte dello sceneggiatore inglese, tant’è che sembra quasi un romanzo storico per l’accuratezza dei dettagli e della ricostruzione.

Moore dal lato testuale e Campbell da quello visivo si sono completamente calati nella realtà vittoriana e ne hanno individuato le radici del Novecento, realizzando un’opera complessa, cruenta e affascinante. Un capolavoro del fumetto, che ne illumina ancora una volta gli orizzonti e le possibilità narrative. 

Bonus: The Future Shocks

“Per anni, la Terra si è preparata per fronteggiare un’invasione dalle stelle…”

Colpo di scena: proprio perché ci piangeva il cuore all’idea di consigliare solo 5 fumetti di Alan Moore, ecco qui un’ultima dritta che speriamo possiate apprezzare.

Anche perché non si tratta di una singola storia, ma di una raccolta di racconti: The Future Shocks.

Abbiamo avuto modo di menzionare spesso l’abilità di Moore nei racconti brevi, ebbene dovete sapere che il Bardo di Northampton si è fatto le ossa proprio (come tutti i grandi scrittori) con questa forma narrativa. Lavorando su blasonate riviste inglese, come la seminale 2000 AD, realizzò una lunga serie di storie brevi di fantascienza disegnata da illustrati dal calibro di Alan Davis, Dave Gibbons e Steve Dillon, tutti nomi che da lì a breve avrebbero illuminato il panorama del fumetto statunitense.

Trovate queste gemme riunite nella raccolta Future Shocks, dove Alan Moore coi fumetti si è divertito a mettere le mani nei grandi miti della fantascienza, aggiungendoci il suo personalissimo tocco di humor nero.

Inoltre, nel volume trovate anche altre storie autoconclusive dell’autore inglese, l’ideale per apprezzare una leggenda dei fumetti come Alan Moore nella forma del racconto breve.

E voi? Quali sono i vostri fumetti di Alan Moore preferiti? Fatecelo sapere nei commenti!

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!