Grandi campioni e sportivi per i migliori match della wwe

Nella WWE e nel wrestling spesso a rendere migliori i match non è il lottato ma la storia raccontata, capace di trasmettere al pubblico quella sospensione dell’incredulità per fargli dimenticare che quanto sta vedendo sia predeterminato.

Un match di wrestling è narrazione: e la WWE negli anni lo ha dimostrato. La compagnia di Vince McMahon ha avuto alti e bassi. Non si può dire che il momento attuale sia brillante, anche per colpa della pandemia che costringerà a una Wrestlemania senza pubblico. Ma le storie restano. Perciò, in occasione di Wrestlemania, vogliamo rivivere con voi alcuni match indimenticabili della WWE.

Ovviamente la storia della WWE è qualcosa di talmente esteso che è impossibile citare tutto quello che meriterebbe. Chiediamo ai fan di avere pazienza e approfittare delle assenze per condividere i propri match WWE preferiti, quelli che considerate i migliori.

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1 Hulk Hogan vs André The Giant (Wrestlemania III, 29 Marzo 1987)

Iniziamo dall’evento che rese Wrestlemania lo Showcase of Immortals. Quando Hogan sollevò i 245 kg del Gigante francese, schiantandoli con un body slam.

Quella tra Hulk Hogan e André the Giant fu un’amicizia fraterna, dentro e fuori dal ring. Nel 1987 André era imbattuto da quindici anni e Hogan manteneva il titolo da tre. Perciò il presidente on screen della federazione premiò entrambi. Tuttavia il trofeo riservato a Hogan si rivelò più prestigioso di quello destinato ad André, cosa che mandò in bestia il gigante. Possibile fosse solo il numero due?

Questo portò a una svolta clamorosa: durante il Piper’s Pit André si presentò col manager Bobby Heenan, manager heel nemico dell’Hulkster. André sfidò l’amico a un match titolato, ma Hogan subito rifiutò: il francese era il suo idolo e migliore amico, era impensabile combatterlo. Fu solo quando il gigante gli strappò di dosso la maglietta e la catenina che Hogan cedette.

Il match del Pontiac Silverdome ebbe una cornice di pubblico eccezionale, oltre 90.000 persone. Come spesso accadeva per i match di Hogan la tecnica fu scarsa. André dominò con la sua forza, almeno fino a quando Hogan non reagì, sostenuto dal pubblicò. Nel momento stesso in cui André venne sollevato per il body slam la folla impazzì, preludio del Legdrop che valse a Hogan il conto di tre e la vittoria.

2 – Ultimate Warrior Vs Hulk Hogan (Wrestlemania VI, 1 Aprile 1990)

Vale il discorso fatto prima: match tecnicamente scarso, che tuttavia le oltre 67.000 persone dello SkyDome di Toronto hanno reso tra i migliori della WWE.

Nel 1990 la stella di Ultimate Warrior era in ascesa e McMahon pensò fosse il momento di dargli una chance per il titolo massimo di Hulk Hogan. I due eroi del pubblico vennero alle mani per la prima volta nella Royal Rumble 1990, scontrandosi sul ring nelle fasi finali della rissa e mostrando di essere alla pari. Tuttavia Hogan eliminò Warrior, cosa che fu il preludio della loro rivalità e portò al match con in palio le cinture principali della federazione. Il titolo di Campione WWF di Hogan e quello Intercontinentale di Warrior.

La contesa fu statica, ma ogni secondo venne reso incredibile dal pubblico di Toronto, divenuto una bolgia: gli spettatori erano spaccati a metà, alternando cori per l’uno o per l’altro wrestler. Un’atmosfera che potremmo paragonare a quella di un derby. La contesa ebbe fine quando Hogan sbagliò il Legdrop e Warrior mise a segno lo Splash per un conto di tre sul filo di lana.

Warrior festeggiò abbracciando la propria cintura Intercontinentale, quasi inconsapevole del traguardo conquistato, e fu Hogan a consegnargli la cintura di Campione del Mondo. Un memorabile passaggio della torcia, col veterano che riconosceva la forza del suo giovane sfidante.

3 – Submission match: Bret Hart Vs “Stone Cold” Steve Austin (Wrestlemania XIII, 23 Marzo 1997)

L’Attitude Era fu la fase di ribellione adolescenziale della WWE. Erano gli anni ’90, del grunge e della MTV Generation. Vince lesse il periodo e cambiò il prodotto, rendendolo più maturo, anche se largamente trash. Il tutto grazie anche all’ascesa di Stone Cold, il più politicamente scorretto dei wrestler. La consacrazione di Steve Austin a beniamino del pubblico fu a Wrestlemania XIII. Fino a quel momento era lui il cattivo, l’heel. Il modo in cui si arrivò a quel submission match fu però rocambolesco.

Il campione a inizio ’97 era Shawn Michaels. L’HearthBreak Kid aveva sconfitto Bret Hart l’anno prima a Wrestlemania e Vince progettava una rivincita. Ma accadde l’imprevisto: piuttosto che perdere col rivale HBK finse un infortunio al ginocchio, rendendo vacante il titolo. I piani di McMahon sfumarono e Bret fu mandato contro Austin.

Il match fu anomalo per uno scontro di sottomissioni, ma resta per molti uno dei migliori nella storia della WWE e di Wrestlemania. Austin e Hart se le diedero di santa ragione, mettendo in scena una rissa in cui traspariva la frustrazione del canadese per aver perso il match titolato. Nel finale Hart chiuse Austin nella sua presa di sottomissione, la Sharpshooter, ma il Rattlesnake non cedette. E lì il pubblico di Rosemont smise di sostenere il babyface Hart e iniziò a tifare per Austin, ridotto a una maschera di sangue e intrappolato nella presa dell’avversario.

Stone Cold svenne per il dolore e l’arbitro speciale Ken Shamrock dichiarò la vittoria di Hart, il quale lasciò l’arena fischiatissimo. Preludio del suo ultimo stint, terminato la notte del Montreal Screwjob. Ma questa è un’altra (bruttissima) storia.

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4 – Hell in a Cell: Undertaker Vs Mankind (King of The Ring, 28 Giugno 1998)

Hell in a Cell. Un match dove il ring viene circondato da una gabbia dotata di tetto, dove spesso abbiamo assistito a duelli estremi. Per anni in WWE fu il match risolutore, quello che metteva contro i più acerrimi nemici. E nessuno si odiava più di Undertaker e Mankind.

Taker dal debutto aveva perso poco e in maniera controversa. Eppure Mankind, questo paria masochista interpretato da Mick Foley, era stato una spina nel fianco per il Phenom. Più botte prendeva, più sembrava felice di attaccare Undertaker. La loro rivalità culminò nel 1998, quando Mankind costò al Becchino una possibilità al titolo. Bisognava porre fine alla rivalità tra Undertaker e Mankind.

Per quanto annoverato spesso tra i migliori, oggi un simile match non potrebbe più trovare spazio in WWE. Fu persino troppo brutale. Iniziò in maniera anomala. Foley attese il Phenom sulla sommità della gabbia armato di sedia e i due si scontrano lì, finché Undertaker non riuscì a disarmare Mankind e gettarlo dal tetto, schiantandolo sul tavolo dei commentatori!

La caduta fu peggiore del previsto e il match venne sospeso per assicurarsi che Foley fosse vivo! Il lottatore fu caricato in barella e l’incontro sembrò finito, ma Mankind si rialzò e scalò la cella, nonostante i medici cercassero di fermarlo! Tornato sulla gabbia subì una Chokeslam ma il tetto non resse l’impatto, rompendosi. Mankind finì schiantato sul ring, beccandosi la sedia in faccia! La cosa non era prevista nella sceneggiatura: il tetto non doveva cedere! Undertaker, anni dopo, confesserà di aver temuto per la vita di Foley, il quale ammise di non ricordare nulla da quel momento in poi, colpa di una commozione cerebrale.

L’incontro doveva finire per salvaguardare la salute di Mankind. Taker raggiunse il rivale sul ring, e i due lottarono ancora un po’, finché il Phenom non colpì l’avversario con una Chokeslam sulle puntine da disegno e la sua Tombstone Piledriver, chiudendo per l’ovazione del pubblico e per il sollievo della famiglia (e del medico) di Foley.

5 – The Rock Vs Hulk Hogan (Wrestlemania X-8, 17 Marzo 2002)

I match di Hogan non sono certo i migliori sotto il profilo tecnico nella storia della WWE. Li rendeva grandi l’impatto emotivo, l’elettricità avvertita quando combatteva. Immaginate ora di mettergli contro “the most electrifying man in sports entertainment, The Rock.

Wrestlemania X-8 arrivò dopo la peggior occasione sprecata nella storia della WWE, l’Invasion, quando i McMahon acquisirono ECW e WCW. Alla fine di quella storyline Vince aveva perso il controllo totale della compagnia: metà del pacchetto azionario fu rilevato da Ric Flair (keyfabe) e Vinnie, piuttosto che vedere la sua creatura in mano ad altri, decise di “avvelenarla”, mettendo sotto contratto il temuto nWo, il gruppo che aveva sabotato la WCW per anni.

Al ritorno di Hogan, Hall e Nash ben presto si decise l’incontro tra The Rock e l’Immortale, in quello Skydome dove l’Hulkster affrontò Warrior. Due simboli di due epoche si scontrarono.

Il pubblico fu indemoniato fin dai primi istanti e i lottatori lo percepirono. Era un’atmosfera magica. La vittoria andò a Rocky, ma a rubare la scena fu il turn face di Hogan, il primo dal 1996. Poco alla volta nella contesa il lato migliore di Hulk sembrò riemergere, utilizzando le mosse e le movenze tipiche dei suoi anni d’oro, per poi esplodere nel post match quando, spronato da The Rock, posò per il pubblico di Toronto in festa.

6 – Iron man match: Brock Lesnar Vs Kurt Angle (SmackDown! 18 Settembre 2003)

Kurt Angle è forse uno dei migliori wrestler della storia. Medaglia d’oro olimpica ad Atlanta ‘96, campione in WWE, NJPW e TNA. La prima metà degli anni 2000 fu il momento di massimo splendore nella carriera dell’Eroe Olimpico, specie il 2002-2003, quando riuscì a vincere il titolo WWE, difenderlo fino al main event di Wrestlemania XIX e riconquistarlo contro Brock Lesnar.

The Beast era in federazione da diciotto mesi, ma aveva già ottenuto due titoli WWE. E pur di rimettere le mani sulla cintura si alleò con Vince McMahon, accettandone l’aiuto a Summerslam 2003. Non bastò: l’Eroe Olimpico uscì vincitore dalla contesa, sottomettendo Lesnar all’Ankle Lock, il primo a compiere questa impresa.

Il patron della WWE organizzò quindi un nuovo incontro per il suo assistito: un Iron Man Match, 60 minuti di wrestling dove ogni caduta avrebbe portato un punto e ci consegnarono uno dei migliori incontri di quel periodo, tra i primi trasmessi su Italia 1.

Lesnar ed Angle si diedero battaglia. La Bestia dominò con la sua forza l’avversario, ma il risultato dell’incontro rimase sempre in bilico. Dopo lo svantaggio Angle rimontò col sostegno del pubblico, portandosi sul 5 a 4. Nel finale la Wrestling Machine bloccò Lesnar nell’Ankle Lock. Le urla strazianti della Bestia e le sue espressioni di dolore furono perfette, col pubblico che incitava Angle e pregava affinché Brock cedesse. Lesnar però riuscì a resistere, riconquistando la cintura.

 

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7 – CM Punk Vs John Cena (Money in the Bank, 17 Luglio 2011)

Nel 2011 Cena aveva riconquistato il titolo WWE, tornando all’apice della federazione. Era il 27 Giugno quando CM Punk costò a Cena un match non titolato per poi prendere il microfono, sedersi sullo stage e sfogarsi.

“I don’t hate you, John. […].  I hate this idea… that you’re the best… because you’re not. I’m the best. I’m the best in the world”.

La “pipe bomb”, un promo non scritto in cui l’atleta di Chicago, in rotta con la federazione secondo diverse fonti, riversò su Cena il suo astio per la scarsa considerazione ricevuta negli anni. Le parole di Punk furono macigni. Non esitò a dare dei ruffiani a Hogan, The Rock e allo stesso Cena; definì McMahon un ipocrita e Triple H, erede della compagnia, un idiota, minacciando di firmare per la concorrenza, ROH e NJPW. Non è chiaro quanto la WWE fosse d’accordo con quel monologo. Pare che la WWE abbia detto allo Straight Edgevai là fuori e dì qualcosa“. L’inizio della Summer of Punk.

Punk annunciò che alla fine del match di Money in The Bank 2011 avrebbe lasciato la federazione, portandosi via il titolo WWE, e Vince in persona tentò di negoziare un contratto con l’atleta, minacciando Cena di licenziamento se avesse perso.

L’incontro fu spettacolare per tecnica (uno dei migliori match WWE nella decade 2010), storia e per gli spettatori. Lo show si tenne nell’area metropolitana di Chicago, città di Punk e il pubblico era tutto con lui. Lo Straight Edge lottò da babyface, rifiutandosi di mollare di fronte alla propria gente. La sua prestazione portò Cena, sempre sottovalutato per le abilità sul ring, a un nuovo livello. Degna di nota fu la mimica facciale del bostoniano: ogni volta che l’avversario si rialzava il suo sguardo era come se chiedesse “Cosa devo fare per batterti?“. E Punk, storyteller sublime, sembrava rispondere “Per vincere dovrai ammazzarmi”.

Il climax si raggiunse quando Cena intrappolò l’avversario nella STF. Punk non voleva arrendersi, e in quel momento McMahon entrò in scena. Fece cenno al timekeaper di suonare la campana e assegnare la vittoria a Cena, nonostante Punk non avesse ceduto (richiamo al Montreal Screewjob). L’atleta di Boston reagì, lasciò Punk e andò a stendere John Lauranatis, accorso per assegnargli una vittoria sporca.

Punk seppe approfittare della situazione. Prese Cena di sorpresa, rifilandogli la sua GTS per la vittoria e l’apoteosi degli spettatori. Apoteosi che, se possibile, aumentò quando Punk lasciò l’arena tra il pubblico, non prima di aver salutato in maniera sorniona un attonito Vince McMahon.

8 – End of an Era: Hell in a Cell: The Undertaker vs Triple H (Wrestlemania XXVIII, 1 Aprile 2012)

Difficile limitarsi a un solo match nell’End of an Era, la saga che coinvolse Undertaker, Shawn Michael e Triple H nelle edizioni 25, 26, 27 e 28 di Wrestlemania. Parliamo di una serie di match di valore per narrazione e tecnica.

Per quasi tutta la sua carriera Undertaker rimase imbattuto a Wrestlemania, ma nel 2009 la “Winning Streak” iniziò essere percepita diversamente. Battere il Becchino allo Showcase of Immortals equivaleva a un titolo mondiale. Fu così che Michaels prese di mira il Phenom a Wrestlemania 25. Il loro match fu il migliore della serata, forse il migliore nella storia WWE sotto il profilo del lottato. La vittoria andò a Taker, cosa che Michaels non poté accettare.

L’anno dopo, ossessionato dalla vendetta, HBK le provò tutte per costringere Taker a una rivincita. Arrivò al punto di costare il titolo al Becchino, all’epoca Campione dei Pesi Massimi. Taker accettò di affrontarlo, a patto che se Michaels avesse perso si sarebbe dovuto ritirare. Ancora una volta il match fu un capolavoro. Undertaker arrivò al punto di mostrare rispetto e pietà per HBK. Esitò prima di dare il colpo di grazia, implorando Michaels di restare a terra, ma ricevendone in cambio un netto rifiuto, che lo spinse a usare la Tombstone sul rivale, sconfiggendolo e costringendolo alla “pensione”.

Nell’edizione successiva fu Triple H a cercare vendetta per il ritiro imposto all’amico di sempre. Si arrivò a un match senza squalifiche violento, intenso, anche se non tra i migliori combattuti dai due. La cosa strana fu l’andamento della contesa: per lunghi tratti fu HHH a dominare, riducendo ai minimi termini l’avversario come mai era successo nella sua carriera. Fu solo nel finale che Taker trovò la forza di reagire, chiudere Hunter nella sua Hell’s Gate e vincere per un soffio. La vittoria però sembrò poca cosa: Triple H aveva dominato, e Taker per la prima volta nella sua carriera lasciava Wrestlemania in barella!

Questo ribaltò la situazione. Ora era Undertaker a volere vendetta, con Triple H che si rifiutava di concedergli un incontro. Per la prima volta il Phenom trasmetteva pietà al suo avversario. Taker dovette usare tutta la sua persuasione per convincere HHH a sfidarlo, dandogli del vigliacco, sostenendo che HBK fosse migliore di lui. Si arrivò così al match di Wrestlemania XXVIII, un Hell in a Cell. Gli ultimi grandi wrestler della propria generazione si affrontavano, con HBK arbitro speciale.

La vittoria arrise al Becchino, ma solo alla fine di un match dove fu a lungo in svantaggio. Triple H inizialmente dominò la contesa, ma quando Taker reagì non bastò nemmeno l’alleanza con HBK per avere ragione di lui. La situazione si ribaltò: Taker restituì a HHH ogni singolo colpo ricevuto dall’anno precedente, prima di arrivare alla Tombstone decisiva. Questo match ci consegnò un finale iconico, con le tre leggende abbracciate per l’ovazione del pubblico. La fine di un’era per la WWE.

9 – Daniel Bryan Vs John Cena (Summerslam, 18 Agosto 2013)

John Cena sembra dare il meglio quando viene spinto a recitare il ruolo del “cattivo”. Ironico per un wrestler face da oltre diciassette anni.

Nell’estate 2013 a Cena fu concesso di decidere il proprio l’avversario per Summerslam e la sua scelta fu l’American Dragon, Daniel Bryan. Difficile pensare a due wrestler più diversi. Cena era il golden boy della federazione, mentre Bryan veniva visto come “B+ player“, amato solo dai nerd di internet e senza il look per essere la star della WWE.

Per Daniel uno come Cena era una parodia del wrestling, disciplina a cui lui aveva sacrificato la sua intera vita, motivo per cui non rispettava il suo avversario. Fu quindi una rivalità strana quella che condusse al match di Summerslam: era il campione a volere l’approvazione dello sfidante, il quale desiderava il titolo WWE solo per dimostrare di essere uno dei migliori al mondo sul ring. Nel main event di Summerslam la tensione esplose in un match splendido, in cui Cena venne trascinato dal suo avversario in una contesa tecnica. Nel contesto della storia raccontata il match fu perfetto. “Johnny Boy” voleva dimostrare qualcosa al suo sfidante, e lo affrontò non come “entertainer”, ma come wrestler.

La vittoria andò a Daniel Bryan (primo passo di quel percorso che lo avrebbe portato al trionfo di Wrestlemania XXX), ma il finale, con la stretta di mano tra i due, fu una vittoria anche per Cena, ritenuto finalmente degno dal rivale.

10 – Sami Zayn Vs Adrian Neville (NXT TakeOver R Evolution, 11 Dicembre 2014)

Concludiamo nel territorio di sviluppo della federazione, il brand di NXT, rivoluzionato tra 2012 e 2013 per essere la versione WWE di una promotion indipendente. Grandi nomi del panorama indy confluirono nel roster giallo. Tra questi ci fu El Generico, a.k.a. Sami Zayn.

Uno come Zayn doveva lottare per il Titolo NXT, ma l’impressione dopo tanti tentativi era che non riuscisse a ottenere la cintura. In diverse occasioni il canadese perse chance e match titolati. Si creò così grande attesa nel pubblico: quando avrebbe vinto il titolo Zayn? Forse mai.

Per il campione NXT Adrian Neville il povero Sami era troppo gentile per vincere. Non aveva il “killer instict“, ciò che permetteva a un wrestler di emergere. Si arrivò al match di R-Evolution con l’hype alle stelle: Neville e Zayn avevano grande chimica e tutti volevano un lieto fine per il canadese.

Il match fu eccezionale, anche per la storia in cui Sami dovette smaliziarsi per ottenere il titolo. Il fu El Generico non risparmiò colpi durissimi al rivale, che a sua volta mise in mostra tutta la sua forza e la sua tecnica per difendersi. Nel finale Neville andò vicinissimo a vincere approfittano di una sua distrazione di Sami, ma questa volta il canadese fu in grado di reagire e mettere a segno l’Helluva Kick che gli valse finalmente la cintura.

Nel post match l’intero roster di NXT tributò a Sami l’omaggio per la vittoria. Lo stesso Neville alzò la mano al nuovo campione, col pubblico di Full Sail estasiato. Il successivo tradimento di Kevin Owens ai danni di Zayn creò una scena ancora migliore: dal calore delle urla si passò al gelo del silenzio. Un silenzio spettacolare. 

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.