Licenza di uccider… si

La notizia che ha scosso il mondo dei videogiocatori di calcio, è che dopo dieci anni di partnership, Konami non ha rinnovato l’accordo con la UEFA che le dava diritto di utilizzare in esclusiva la licenza ufficiale di Champions League ed Europa League, le due principali competizioni internazionali europee per club.
Si tratta davvero di un qualcosa di epocale per il gaming, non soltanto per la longevità dell’accordo saltato, quanto per ciò che questa rottura rappresenta.

Chi vi scrive è un fan della serie calcistica giapponese PES dall’epoca in cui si chiamava ancora Winning Eleven (o ISS Pro, per noi europei), e ne ha quindi vissuto ascesa e caduta, fino a quella che sembrava la ripresa avvenuta in particolar modo nelle ultime due edizioni.

Personalmente ho infatti apprezzato di più gli ultimi due episodi di PES rispetto alla controparte di Electronic Arts, per via di un gameplay nettamente migliorato nel corso degli anni, e di quella sensazione di un grandissimo impegno da parte di Konami per superare le difficoltà del passato e di una presa di coscienza dolorosa ma necessaria, di guardare a FIFA come un modello, e non più come un semplice avversario (anche se questo ha portato a una svolta più “seria” del gioco, che ha così abbandonato quei meravigliosi extra come i costumi da pinguino e le capigliature bizzarre, ma questo è un altro discorso). Dall’altra parte invece, la serie EA Sports sembrava dormire sugli allori, forte di un successo consolidato, delle vendite sicure grazie a FUT, e con una modalità storia neanche troppo avvincente come unica novità di rilievo.

Eppure il grande difetto di PES è sempre stato quello della mancanza delle licenze. Bizzarri e fantasiosi nomi e magliette dai colori totalmente randomici, andavano a sostituire squadre e calciatori anche piuttosto importanti, per cui noi poveri utenti dovevamo sorbirci un gioco sì, convincente, ma con la consapevolezza di trovare pochissime squadre inglesi o spagnole, ad esempio, con licenza ufficiale, perse in un mare di Man Blue, Spremonese e la più bella di tutte, il Carmine White (che per qualche motivo ignoto ai più, è il Girona, Liga Spagnola).

E diciamocelo, non è che la licenza ufficiale della Champions League sia poi stata sfruttata così bene dal colosso giapponese. Sì ok, le grafiche ufficiali, la riproduzione della “Coppa dalle grandi orecchie”, l’inno “The Chaaaampioooons”, ma si trattava meramente di roba di contorno. Perché mancavano le squadre. Compri la licenza della Champions League, ma poi non hai tutte le squadre che vi partecipano, e allora che senso ha? Stesso discorso per l’Europa League, dove per forza di cose i club partecipanti hanno minor blasone, e dunque ancor meno possibilità di essere inseriti nel gioco con licenza ufficiale.

Personalmente dunque non mi strappo i capelli alla notizia di un PES 2019 senza Champions, anzi. Il problema invece è un altro, e non di poca importanza.
Potremmo infatti essere di fronte a un vero e proprio spartiacque per quanto riguarda i videogiochi calcistici. È difficile infatti immaginare un 2019 senza la presenza videoludica della licenza UEFA, ed ecco che viene fuori lo scenario più plausibile: un inserimento di Electronic Arts per portare le coppe europee su FIFA 19.

La voce ovviamente non è confermata, anzi, EA si è subito trincerata dietro un “no comment”, ma è veramente difficile non fare il collegamento.
Se ciò dovesse succedere davvero, a quali scenari andremmo incontro? Le ipotesi più accreditate sono fondamentalmente due.

La prima, quella che ci auguriamo, è che Konami decida di reinvestire i soldi (o perlomeno parte dei soldi) risparmiati grazie alla rottura dell’accordo, per acquistare altre licenze. Non necessariamente tutti i campionati e i loghi, intendiamoci, neanche FIFA lo fa: la massima divisione italiana in FIFA 18 si chiama “Calcio A”, ad esempio, però le 20 squadre sono tutte riprodotte fedelmente. Se PES 2019 facesse la stessa cosa col campionato inglese, ci ritroveremmo una Premier League magari chiamata “Campionato della Perfida Albione”, e senza grafiche ufficiali in partita, ma perlomeno diremmo finalmente addio a London FC, Man Red e altre amenità del genere, e scusate se è poco.

Se ciò non dovesse avvenire però, e continuassimo ad avere un gioco monco, ecco palesarsi il secondo scenario: FIFA mangia tutto.
Il gioco di EA Sports può infatti contare su dati di vendita strabilianti, su una macchina da soldi chiamata Ultimate Team che non è mai realmente stata in competizione con il MyClub della controparte giapponese, campionati eSports seguiti da milioni di spettatori, e per la prima volta anche una licenza UEFA ad aggiungere benzina sul fuoco, e a dare il definitivo colpo di spalla verso il monopolio calcistico.

Ed ecco che arriviamo all’ultimo punto di questo editoriale: serve un terzo avversario.
Pensateci: dal 1989 al 1999, quindi in un arco di 10 anni, abbiamo avuto Kick Off, Football Champ, Sensible Soccer, Dribbling, Goal, Virtua Striker, Actua Soccer, Libero Grande, This is Football, e chissà quanti altri me ne scordo. C’erano poi i giochi su licenza appositi, come Ronaldo V-Football, per dirne uno, ed i giochi sulle competizioni internazionali erano standalone. C’era il gioco dei Mondiali, il gioco degli Europei, UEFA Champions League, e quant’altro. Una marea.

Ora, ovvio che non tutti fossero capolavori, anzi tra i titoli citati pure ci sono mezze ciofeche, però era un segno della buona salute del mercato che ogni anno doveva sudare per avere le vendite migliori, e a guadagnarne eravamo proprio noi gamer.

editoriale pes champions league

Gli ultimi 15 anni di duopolio FIFA-PES hanno praticamente fagocitato tutto, e a parte lo sporadico Dino Dini’s Kick Off Revival, che è stato più un tentativo di monetizzare sulla nostalgia più che un competitor, visto che era veramente brutto, nessuno ha più neanche provato a tirar fuori un gioco di calcio decente.

Eppure i mezzi ci sarebbero, primo fra tutti 2K, già abituato a trattare titoli sportivi, ad esempio. Ma di nomi ce ne sarebbero anche altri, e quale occasione migliore di una licenza importante libera come quella UEFA, per iniziare un nuovo progetto con una carta vincente? Magari non succederà, anzi, sicuramente non succederà. Non quest’anno, perlomeno. Ma noi ci crediamo.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.