Anche Amazon Prime Video si fionda nelle serie adolescenziali con Panic

Se c’è una categoria di prodotti originali sui quali le piattaforme streaming investono alla grande più per quantità che qualità, quelli sono le serie a sfondo adolescenziale. Da quando Netflix ha fatto irruzione nel panorama della fruizione casalinga immediata e continuativa, di racconti a stampo young adult – teen drama ne abbiamo visti davvero molti.

Pensiamo solo a nomi come Skam Italia , The End of the F***ing World, Elite, Sex Education e chi più ne ha più ne metta. È sotto la luce del sole quanto questa tipologia di narrazioni sia in grado di catturare una vastissima fetta di pubblico giovane e sempre con lo smartphone in mano, focalizzandone l’attenzione per lo stretto tempo necessario a delineare gli stereotipi del genere.

Non si tira fuori dalla corsa Amazon Prime Video, dove è arrivata dal 28 maggio Panic, serie statunitense che segue alla lettera tutti gli altamente codificati dettami del bacino di appartenenza e li mette in scena con una formula sì pulita, ma per niente innovativa. Dieci episodi dalla durata degli ormai tipici 40-45 minuti, adattati a partire dall’omonimo romanzo di Lauren Oliver che sulle spalle del colosso di casa Bezos veste i panni anche di produttrice e showrunner.

Le premesse sono quantomeno interessanti: siamo catapultati nell’anonimato di una piccola cittadina texana, Carp, dove un gruppo di ragazzi ha da poco conseguito il diploma di maturità e si appresta ad affacciarsi su quel vuoto esistenziale che per molti è rappresentato dall’arrivo della vita adulta.

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Il torneo di Panic e il terrore della vita adulta

C’è chi ha già prenotato un biglietto di sola andata per il college, chi quello per seguire le orme di famiglia e finire dritto in prigione, chi invece annaspa nel tentativo di sbarcare il lunario e fuggire dalla polvere di questo microcosmo. Fin qui nulla di nuovo. Di mezzo c’è però una cosa particolare, il torneo di Panic, ovvero una sorta di campionato clandestino composto da più prove durante le quali i partecipanti, rigorosamente del posto e freschi di diploma, sfidano in primis loro stessi e la tenuta dei propri nervi.

Si passa dal saltare da una scogliera a camminare sospesi per l’aria, mentre si accumulano punti per arrivare al goloso premio finale che per molti rappresenta il lascia passare per cambiare vita una volta per tutte. In mezzo a queste sfide scellerate si ritrova inaspettatamente anche Heather (Olivia Welch), obbligata dagli eventi nonostante sul torneo gravino gli spettri di due giovani coetanei che hanno perso la vita durante il corso dell’edizione precedente.

Ma appare ben presto evidente come le gare di Panic siano in realtà solo il pretesto per parlare d’altro, per accostarsi a quell’orizzonte vacuo dell’adolescenza che sta scemando e lascia spazio a qualcos’altro che appare ancora più indecifrabile. Le prove del torneo occupano uno spazio marginale e si presentano come un fil rouge che unisce la costruzione delle dinamiche di potere all’interno dei rapporti instaurati tra i vari giovani.

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Buoni spunti ma poco ritmo

Ci sono le consuete distinzioni in classi di reddito e rilevanza sociale, di tipizzazione di quelli che sono i cool e di quelli che sono i loser. E ovviamente la serie non manca di far interagire a livello sentimentale tutte le varie parti, mentre sotto la superficie orchestra una rete di misteri da sbrogliare (alcuni tessuti anche in modo interessante) un po’ come fa la sottotrama legata alla polizia che tenta di fermare gli eventi di Panic.

La narrazione della serie però non si sbottona mai e sceglie di camminare comodamente sul seminato del genere di riferimento sul quale trova già quasi tutte le domande e le risposte. Se sembra esserci una leggera marcia in più nella tiepida accelerazione che Panic vive nel corso della seconda parte di stagione, bisogna tener presente come questa però non sia mai realmente uno sbalzo di ritmo rispetto al livello sulla quale si assesta lungo i dieci episodi. Non aiuta probabilmente nemmeno l’intensa verbosità che contraddistingue il racconto che in più di un frangente raffredda il motore quando sta prendendo un po’ di giri nella fasi di investigazione/gara.

Insomma, non stiamo parlando di un prodotto da cestinare senza dargli una chance, ma di certo non siamo di fronte nemmeno al nuovo standard di riferimento della categoria. Panic è esattamente in linea con quello che si aspetta chi si avvicina alla serie, ideale per il binge-watching e con già apparecchiata la tavola per una seconda stagione.

Alessio Zuccari
Laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo all'Università Sapienza di Roma, al momento prosegue lo studio accademico del mirabolante mondo del cinema. Nel fare equilibrismo tra film, videogiochi e serie TV, si interessa pure attivamente alla sfera della critica cinematografica facendo da caporedattore per la webzine studentesca DassCinemag e autore all'interno delle redazioni di IGN Italia e StayNerd. Crede in poche cose, una di quelle è la Forza. This is the way.