La collocazione di Star Wars all’interno della fantascienza è una questione su cui il fandom si divide da sempre, e può offrire spunti interessanti sulla definizione stessa del genere

Ma Star Wars è fantascienza o no? Chiunque si muova anche solo ai margini di qualunque gruppo di appassionati di uno o dell’altro ambito (che non necessariamente coincidono) probabilmente ha incontrato questa discussione decine di volte, e sa che è una di quelle domande che subito infiammano gli animi su entrambi i fronti. Affrontarla con serenità non è facile, proprio perché si finisce trascinati in una faida ultradecennale ancora in corso.

Serve anche un altro disclaimer prima di iniziare. Spesso in discussioni di questo tipo si arriva al punto in cui la questione viene liquidata dicendo “cosa importa se Star Wars è fantascienza o no?”. Il che da una parte è legittimo, perché Star Wars (o qualunque altra opera nella storia) non acquisisce o perde valore per il solo fatto di esibire una specifica etichetta, e infatti la questione non implica un giudizio di merito su Star Wars. Ma nel momento in cui ci si pone la domanda dell’appartenenza al genere, allora la risposta “non importa” è inammissibile, perché, palesemente, non è una risposta.

Se quindi a te che leggi non importa della questione “Star Wars è fantascienza oppure no” allora questo pezzo non è per te. Per gli altri invece, proviamo a fare un ragionamento obiettivo.

Star War è fantascienza?

Cerchiamo innanzitutto di capire l’argomento della contesa: perché chiedersi se Star Wars è fantascienza? Ci sono le astronavi, gli alieni, i pianeti, i robot, le pistole laser… tutti elementi tipici della fantascienza. Allora dove sta il dubbio? La tesi sostenuta dall’accusa è che tutti questi elementi così caratteristici della fantascienza presenti in Star Wars siano scelte esclusivamente estetiche, e che manchi del tutto quella componente scientifica che costituisce metà del significato di fanta-scienza.

star wars fantascienza

L’argomento principale a sostegno di questa posizione è che la Forza non sia nient’altro che magia, con elevati componenti mistiche e veri e propri stregoni in grado di praticarla dopo un addestramento che richiede la meditazione. A questo i sostenitori di Star Wars rispondono in genere con la Legge di Clarke secondo cui “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”, che però qui è citata a sproposito perché la Forza non ha in effetti una base tecnologica (anche se con i midichlorian si è cercato di dargli una spiegazione criptobiologica, che però non è durata molto).

Il punto semmai è che distinguere in una storia “fantastica” in senso lato ciò che è possibile da ciò che è del tutto immaginario è in effetti molto complicato. Innanzitutto perché, come suggerisce la Legge di Clarke, la nozione di ciò che riteniamo “possibile” cambia col tempo. In secondo luogo, quando ci approcciamo a una storia che rientra in uno di questi generi (fantascienza, fantasy, horror, weird e successive modifiche e integrazioni), operiamo quella sospensione dell’incredulità per cui siamo disposti a credere ad alcune premesse di base su cui la storia è costruita. Questo passaggio è implicito in tutta la narrativa ma è particolarmente impegnativo per fantascienza e fantasy, che descrivono mondi diversi da quello in cui viviamo, e quindi costringono il lettore a sospendere molta incredulità.

Ma una volta ottenuta questa fiducia dal pubblico, il narratore può procedere a raccontare la sua storia a partire da tali assiomi, che sono veri per definizione nel mondo da lui descritto. Se continuiamo con l’esempio della Forza, che cosa la distingue dalla telecinesi o poteri mentali che sono considerati comunemente fantascienza? Lo stesso Isaac Asimov, unanimamente considerato l’autore-simbolo della fantascienza pura, proprio nella serie della Fondazione inserisce personaggi telepatici e ne fa il perno centrale della conclusione della storia. È davvero così diverso il potere di persuasione del Mule da quello di Obi Wan Kenobi?

Anche l’accusa che le tecnologie mostrate da Star Wars non siano credibili decade rapidamente se si considera quante idee assurde e implausibili sono diventate dei veri e propri topoi della fantascienza: viaggio interstellare, viaggio nel tempo, alieni antropomorfi, robot indistinguibili dagli umani… tutti elementi che non hanno mai avuto (e non pretendono di avere) una base scientifica. In genere questo tipo di obiezioni arriva da chi ha poca familiarità con gli obiettivi della fantascienza, che non è narrativa scientifica e non deve prevedere il futuro. Quindi tutto risolto, Star Wars può stare nella fantascienza a pieno diritto? Mica tanto…

La fantascienza è Star Wars?

La questione si fa più profonda se andiamo proprio a individuare lo scopo di fondo della fantascienza, che è quello di usare la narrativa come mezzo di speculazione sulla realtà a partire da premesse di natura scientifica, tecnologica o sociale. Il classico what if alla base di ogni storia ma in questo caso spinto alle sue estreme conseguenze. Pertanto, non importa che la premessa di base (if) sia ai limiti della credibilità, ma come ciò che ne deriva nella storia (what) sia uno sviluppo coerente che illustra le possibili conseguenze dell’idea di fondo.

È qui che forse Star Wars tentenna e comincia a separarsi dalla fantascienza. Trovare livelli di speculazione di qualsiasi tipo in tutta la saga di Star Wars è davvero difficile. Per quanto siano presenti elementi fantastici e futuristici, tecnologie avanzate e creature aliene, niente di ciò che accade è uno sviluppo diretto della presenza di questi elementi. Tant’è che si può considerare tutta la saga come un’epica avventurosa “nello spazio”: se prendessimo i personaggi, la dinamica e le trame e li trasponessimo in un’ambientazione diversa, facendola diventare per esempio una storia di pirati tra i quali alcuni sono dotati di telepatia e telecinesi, non cambierebbe assolutamente niente di ciò che accade. Questo proprio perché gli elementi esotici presenti in Star Wars non sono quelli su cui la storia si costruisce, ma semplici scelte estetiche.

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D’altra parte lo stesso George Lucas in una famosa intervista dopo l’uscita del primo film affermava senza timore che lui aveva scritto “un fantasy ambientato nello spazio, come i libri di Edgar Rice Burroughs”. Il riferimento è al planetary romance o sword and planet, un sottogenere di fantascienza avventurosa basato principalmente sul mito della frontiera, con eroi imbattibili alla scoperta di mondi alieni, mostri da sconfiggere e principesse da salvare. Esempi tipici di questo genere sono John Carter di Marte dello stesso Burroughs oppure il Ciclo di Tschai di Jack Vance. Di fatto il planetary romance è stata una delle prime forme che la fantascienza ha assunto, e indubbiamente una di quelle che l’ha resa più popolare al tempo della pubblicazione sulle riviste pulp. Star Wars quindi si potrebbe collocare nella stessa categoria di queste opere e di conseguenza appartenere alla fantascienza, anzi, sarebbe un’espressione della sua forma originaria!

Eppure, anche in questo caso qualche stonatura si può individuare: infatti nei planetary romance di Burroughs, Vance e tanti altri autori, se anche è vero che ci si occupa principalmente di avventure e quest da risolvere, si può sempre notare un qualche elemento di indagine e speculazione nei confronti dei mondi immaginati dagli autori. Per esempio, una delle caratteristiche più importanti di John Carter quando arriva su Marte è la sua capacità di correre e saltare più di tutti i nativi, in quanto proveniente da un pianeta con una gravità più forte. Oppure, nel ciclo di Tschai viene data molta attenzione alla costruzione dell’ecosistema e storia evolutiva delle specie che abitano il pianeta, in un affascinante esercizio di xenobiologia. In Star Wars invece non troviamo niente di tutto questo: ci sono gli alieni, ma non sappiamo niente della loro civiltà; ci sono decine di pianeti, ma sono tutte Terre alternative; ci sono i robot, ma sono semplicemente lì. Quindi in questo senso Star Wars non esprime quello che la fantascienza permette e dovrebbe fare per sua natura.

Per correttezza bisogna riconoscere che nello sterminato oceano di materiale appartenente al franchise di Star Wars si può trovare di tutto, dallo Speciale di Natale (che ironicamente presenta alcune soluzioni tecnologiche più estreme di tutta la saga principale) a romanzi, videogiochi e fumetti. Quando Disney ha preso possesso del marchio ha fatto piazza pulita di tutto questo immenso Expanded Universe, ma tra i prodotti rimasti nel canone della saga se ne possono trovare ancora molti che osano un po’ di più, come i romanzi Aftermath, la serie animata Star Wars Rebels e il recente The Mandalorian. Per cui si possono trovare casi isolati di storie con il brand Star Wars che sono effettivamente costruite con intento speculativo, ma non si può affermare che queste siano rappresentative dello spirito della serie. Allora concludiamo che Star Wars non è fantascienza? Insomma, non proprio…

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La fantascienza è fantascienza?

In realtà per affrontare la questione dovremmo parlare del bantha nella stanza. La domanda “Star Wars e fantascienza” è una loaded question che presuppone la capacità di definire la fantascienza. Ma sulle caratteristiche e i limiti della fantascienza fior di autori, critici e appassionati si sono scontrati fin dai primi del 900 e ancora non c’è un consenso. In effetti si potrebbe dire che la domanda relativa a Star Wars è una riproposizione di questo dilemma più profondo, ed è forse proprio per questo che il discorso appassiona così tanto. Se ci aggiungiamo poi che il fandom di Star Wars è uno dei più esigenti e integralisti, si ottiene una miscela volatile che rende presto la discussione improduttiva.

È impossibile ripercorrere qui la lunga tradizione di possibili definizioni della fantascienza, che hanno portato a estremi tautologici (volutamente provocatori) come “la fantascienza è ciò che pubblicano gli autori di fantascienza”. In questo senso, l’apporto di Star Wars alla discussione sulla definizione di fantascienza è quello di offrire un interessante caso di studio su cui mettere alla prova le proprie teorie: Star Wars è a oggi (e viste le potenzialità del franchise, probabilmente lo sarà per molto tempo ancora) ciò che viene evocato nell’immaginario collettivo non appena si usa la parola “fantascienza”, ma le sue ambigue caratteristiche lo rendono un ambasciatore poco adatto per il genere nel suo complesso.

In effetti la ragione principale per cui molti addetti al settore vorrebbero estromettere Star Wars dai confini della fantascienza è proprio il suo vasto successo, che ha inevitabilmente plasmato la percezione del genere presso il grande pubblico, che quindi associa la fantascienza a “battaglie spaziali e pistole laser”: tanto spettacolo e poca sostanza. Si arriva al paradosso per cui autori blasonati come Ian McEwan affermano che le loro storie di robot umanoidi non sono fantascienza, perché si concentrano sull’esaminare le possibili conseguenze di una divergenza storica o tecnologica rispetto alla realtà… ovvero esattamente ciò che farebbe una storia di fantascienza. Quando si combatte l’associazione tra Star Wars e fantascienza, di solito il vero nemico non è George Lucas, ma questo tipo di considerazione diffusa.

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Ma se allora vogliamo rispondere alla domanda iniziale, che cosa dobbiamo dire? Star Wars è fantascienza oppure no? Chi ha ragione?

Purtroppo alla luce di tutto quanto abbiamo detto non è possibile dare una risposta univoca. In base alla definizione di fantascienza che adottiamo e all’interpretazione stessa della domanda il risultato può cambiare. In termini di genesi della saga e della sua diffusione presso il pubblico, allora Star Wars è senza dubbio fantascienza; dal punto di vista della componente speculativa che è l’obiettivo principale di questo genere, Star Wars è tutto il contrario della fantascienza. Si potrebbe dire che Star Wars è fantascienza allo stesso modo in cui un uccello è un dinosauro: sono due entità tra loro collegate, e uno non potrebbe esistere senza l’altro, ma differiscono in modo evidente nel loro ruolo e nel loro scopo.

Per dirla in termini retorici che vi permetteranno di vincere qualsiasi dibattito, si può affermare che Star Wars è ontologicamente fantascienza ma non è teleologicamente fantascienza. La sua natura intrinseca è la stessa della fantascienza, ma l’obiettivo che persegue è diverso. Sintentizzando: Star Wars è fantascienza, ma la fantascienza non è Star Wars.

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Andrea Viscusi
Nato sotto le esalazioni della nube di Chernobyl, laureato in statistica, consumatore di fantascienza e musica elettronica, autore sci-fi/weird/slipstream. Ha pubblicato una sessantina di racconti, tre raccolte personali, due romanzi e un libro illustrato sui mammiferi preistorici. Editor e writing coach, sul canale youtube STORY DOCTOR analizza la struttura narrativa dei film. Scrive sul blog UNKNOWN TO MILLIONS dal 2010 e ha fondato la rivista di speculative fiction SPECULARIA. Si definisce il maggior fan italiano di Futurama e nessuno l'ha mai smentito.