Dal 26 luglio Amazon Prime Video entra nel violento mondo dei supereroi di Garth Ennis

Batman e Superman, Mickey Mouse e Donald Duck, Netflix e Amazon. La storia si alimenta di grandi rivalità e del continuo alzare l’asticella per poter primeggiare sull’altro. Con The Boys, Amazon Prime Video sicuramente porta a casa un gran bel colpo, che va ad aggiungersi ad un catalogo forse leggermente meno popolare di quello del rivale, ma sicuramente molto ricercato ed interessante e con veri e propri picchi di eccellenza.

Il connubio cinema (o serie tv) e fumetti non è un’esclusiva di Amazon – ça va sans dire – ma il colosso ha il merito di puntare la propria attenzione su autori cult, lasciandoli liberi da un’eccessiva censura che nel passaggio allo schermo probabilmente altri avrebbero imposto. Oltre Garth Ennis, autore sia di The Boys che di Preacher – altro successo distribuito sulla piattaforma Amazon – sappiamo della proficua collaborazione con Neil Gaiman, che ha regalato al pubblico titoli come American Gods e Good Omens.

Pulp, molto pulp

Ennis ha sempre avuto uno sguardo molto critico sul concetto di supereroe, oltre che un modo di raccontarlo che non si preoccupa di lesinare né in sesso, né in violenza. The Boys conferma e porta all’ennesima potenza tutti questi concetti, che hanno reso la penna di Ennis così riconoscibile (e problematica). La pubblicazione del fumetto, inizialmente curata da Wildstorm (del gruppo DC Comics), è presto passata alla più indipendente Dynamite, che continua ad essere la casa editrice della serie  (in Italia pubblicata da Panini). Il motivo di questo trasloco è proprio nei temi e nel linguaggio espliciti che hanno fatto, in realtà, il successo della serie.

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Sesso, sangue e supereroi raccontati come bambinoni pervertiti e violenti – oltre che completamente in mano alle major dell’intrattenimento – sono i punti cardine del fumetto e – stando a quanto abbiamo potuto vedere nelle prime due puntate della trasposizione Amazon – della serie. Chiaramente, il passaggio porta con sé sempre qualche compromesso, così che le scene più hard che si possono trovare sulla versione stampata hanno subito un certo accomodamento nella serie tv.

Tuttavia, considerata la media dei prodotti diffusi sul piccolo e sul grande schermo legati all’immaginario supereroistico, The Boys non fa mancare momenti di grande soddisfazione per i fan del genere pulp: presenti in ognuna delle due puntate, non abbiamo motivo di dubitare che il resto della stagione (e della seconda, dato che Amazon ha già annunciato il rinnovo) sarà all’altezza dell’introduzione.

Umani, troppo umani

La trama e il concetto di fondo riprendono precedenti eccellenti, portandoli a un livello moralmente ancora più basso. Ricordiamo tutti la lezione di forte critica verso l’idea di supereroe impartita da Alan Moore nel suo caposaldo Watchmen, dove – dal Comico a Rorschach – tutti gli eroi (o quasi) peccavano per difetti estremamente umani. Falliti, vecchi, stanchi o semplicemente gran pezzi di stronzi, i supereroi di Moore hanno rivoluzionato il modo di leggere e raccontare queste figure della mitologia contemporanea.

Ennis non se lo fa ripetere due volte e imbastisce la sua trama sulle contraddizioni dei Sette, il gruppo più potente e famoso di supereroi in circolazione. Di questi Sette, ovvero Starlight (Erin Moriarty), Patriota (Antony Starr), Queen Maeve (Dominique McElligott), A-Train (Jessie Usher), Abisso (Chace Crawford), Black Noir (Nathan Mitchell) e Translucent (Alex Hassell), non se ne salva nessuno. Chi più, chi meno, nasconde una condotta che – nel migliore dei casi – è ingenua e fatua e – nel peggiore – decisamente esecrabile. Oltre a questo Pantheon ristretto, inoltre, anche tutti gli altri supereroi citati e mostrati nella serie farebbero impallidire i peggiori gangaster della criminalità organizzata.

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Ma in un mondo che ha bisogno di credere in qualcosa, l’umanità corrotta di queste persone iper-dotate dev’essere in qualche modo gestita: ecco che entra in gioco la Vought-American, la più grande corporation al mondo ad occuparsi della loro immagine. Come facilmente si può intuire in un sistema (il nostro) il cui vero potere si basa sul denaro, a farla da padrona è la Vought-American, guidata da Madelyn Stillwell – interpretata dalla star di CSI Elisabeth Shue.

The Boys: e se la cura fosse peggio del male?

Il quadro, dunque, è chiaro: da un lato l’Olimpo dei supereroi, corrotti, violenti, viziati e erotomani, protagonisti di un business da miliardi e miliardi di dollari, dall’altro, tutto il resto del mondo.

In linea di massima ci si aspetterebbe che i comuni mortali fossero aiutati da questi semidei o – perlomeno – protetti dalla loro esistenza. Spesso capita, invece, che i poteri esplosivi dei Sette e dei loro compari si ripercuotano su vittime innocenti. Qualcuno ricorda la battaglia di Sokovia? Ecco. 

Tornando all’universo di The Boys, a scatenare gli eventi che Ennis ci racconta è proprio la morte accidentale di Robin, la fidanzata di Little Hughie (Jack Quaid), un timido e impacciato commesso di un negozio di telecamere e sistemi di sicurezza. La ragazza, in una delle scene-shock della serie letteralmente esplode a causa del passaggio di A-Train, l’uomo più veloce del mondo di ritorno o diretto verso chissà quale missione. La morte della sua compagna, etichettata come semplice effetto collaterale per la realizzazione di uno scopo più importante, si insinua in Hughie come un veleno.

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La risposta arriverà prestissimo da Billy Butcher (Karl Urban) che si presenta come agente della CIA incaricato del rischioso compito di monitorare e punire le intemperanze degli eroi. I metodi con cui questo avviene, però, non necessariamente riflettono una condotta migliore: insomma, nel mondo violento di Garth Ennis, se non ammazzi finirai (probabilmente) ammazzato a tua volta. Si tratta solo di capire da che parte stare.

The Boys: Sesso e violenza: what else?

Gli ingredienti per rendere The Boys una serie degna di essere seguita (anzi, che probabilmente si meriterà anche la dedizione di un bingewatching) ci sono tutti. Al di là della sempre gradita rappresentazione di scene splatter – sempre più rare nei prodotti mainstream – il vero punto di forza della serie sta nei suoi personaggi.

Butcher è uno degli antieroi più accattivanti visti negli ultimi tempi: tutto, dalla sua fisionomia alla sua ambiguità di ruolo, gli dona carisma e forza. Il pubblico, esattamente come i personaggi che lo circondano, non riuscirà in alcun modo a negargli attenzione, completamente cotto dalla sua straordinaria carica persuasiva. Little Hughie è il classico protagonista che parte da una condizione di estrema debolezza per costruire un’evoluzione che – probabilmente – darà vita a un grande show personale. Il sicario Frenchie (Tomer Kapon), costantemente sotto acidi, ma comunque il più lucido e presente a se stesso di tutti, mostra già nelle prime due puntate una caratterizzazione decisamente affascinante.

Parallelamente, il mondo dorato (e spietato) dei Sette e della Vaught è organizzato sulla figura del leader Patriota (che si vende come modello, ma che presto si rivelerà come il più pericoloso e perverso di tutti) e su quella della mosca bianca Starlight – una giovanissima e ingenua ragazzina del Midwest catapultata all’improvviso tra “i grandi”. Proprio nella sua vicenda, l’adattamento TV si prende una discreta libertà interpretativa. La molestia iniziale che il personaggio subisce dal collega Abisso è raccontata alla luce degli importanti movimenti sociali che hanno sconvolto Hollywood sotto la bandiera del #meetoo. Il personaggio di Starlight è, in questa nuova versione, più forte e consapevole dell’ingiustizia e con molta più voglia di vendicarsi. Staremo a vedere che piega prenderà la faccenda.

Una serie da tenere d’occhio

Considerati tutti questi elementi, possiamo dire senza dubbio che The Boys è una serie che meriterà di essere seguita, specialmente per chi non si aspetta l’ennesima e positiva narrazione sui supereroi.

Prendendo volti già molto noti del piccolo schermo, i produttori mostrano tutto il loro gusto nel scompigliare le carte in tavola. Abisso, ad esempio, è interpretato da uno degli attori principali di Gossip Girl, Chace Crawford qui in in un ruolo completamente diverso.

Il padre di Hughie, Eck, è Simon Pegg è noto ai fan del genere per essere stato il protagonista del cult L’alba dei morti dementi, di Edgar Wright. Pegg è l’idolo del personaggio di Hughie nei fumetti: la sua partecipazione alla serie costituisce, dunque, il perfetto compimento dell’omaggio che Ennis fa all’attore.

Erin Moriarty, Starlight, aveva già partecipato in serie di successo come Jessica Jones e True Detective, mentre Dominique McElligott (Queen Maeve) aveva avuto un ruolo secondario – ma incisivo – nelle ultime stagioni di House of Cards

The Boys sarà disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video a partire dal 26 luglio. 

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.