Il Giappone apre di nuovi i suoi confini: via libero al turismo internazionale!
prite i confini di Wano!”, urlava Oden nell’arco narrativo appena conclusosi di One Piece. Beh, dei confini sono stati aperti, anche se non quelli della controparte cartacea del Sol Levante. Dopo una chiusura che a molti ha ricordato i tempi andati del sakoku, infatti, il Giappone riapre al turismo d’oltremare e lascia finalmente cadere le imposizioni stabilite per combattere la pandemia. Beh, non tutte: rimane comunque l’obbligo di mostrare un certificato vaccinale o un test negativo prima di poter entrare nel paese. Per gli appassionati dei viaggi e della cultura giapponese è sicuramente un’ottima notizia, specie se contiamo che lo yen è sceso parecchio di valore. Una doppia opportunità, quindi: visitare il Sol Levante e rimettere in moto l’economia. Ma siamo sicuri che i locali siano altrettanto entusiasti?
Lo spettro della pandemia incombe ancora
Con una domanda simile, la risposta è ovvia: no. È stato addirittura reso pubblico il risultato di un sondaggio di qualche mese fa in cui si chiedeva ai giapponesi se fossero favorevoli alla riapertura. Il 77% delle risposte era contrario alla ripresa del turismo internazionale in Giappone. Inutile dirlo: lo spettro del virus incombe ancora sul paese del Sol Levante, specie visto la pessima gestione della pandemia durante le sue prime fasi. Nonostante non se ne parli più molto, ricordiamo che anche solo in Italia si toccano picchi di contagi giornalieri che vanno dai cinquemila ai seimila casi. Visto quando è affollato il Giappone, soprattutto le metropoli, le percentuali di contagio si alzano esponenzialmente – e questo prendendo in considerazione la cultura dell’educazione giapponese, che li porta da sempre a indossare mascherine (ben prima del 2020).
Dopo aver preso letto e visto diverse interviste, è ormai chiaro che il sentimento comune dei giapponesi nei confronti dei turisti è riconducibile alla paura di nuovi casi e di possibili nuove varianti. Molti visitatori non indossano la mascherina o, se lo fanno, non con la rigorosità della maggior parte dei giapponesi. Temono insomma un’impennata dei casi e, vista la loro reticenza ad affrontare i problemi di petto, anche nel caso in cui vedessero dei trasgressori ridurrebbero il tutto ad una differenza di culture, ribollendo in silenzio.
Il rapporto del Giappone col turismo: anche pre-pandemia, non era tutto rose e fiori
Non è però tutto riconducibile alla pandemia; anzi: collateralmente al virus e alla chiusura dei confini molti cittadini hanno scoperto che un Giappone senza turismo internazionale piace, eccome! Ben prima del 2020, infatti, i giapponesi non hanno mai digerito bene la massiccia ondata di turisti che annualmente invadeva i tuoi territori. Hanno imparato magistralmente come usarla e spremerla di ogni centesimo, certo; ma la popolazione non ha mai visto troppo di buon occhio lo straniero.
Dalle ovvie differenze culturali ai modi di fare, al tono della voce, al vestiario, passando poi per la diffusa ignoranza delle tradizioni autoctone e modi di fare. Schiamazzi, impedimenti sulle vie di circolazione più trafficate, persone sedute per terra ovunque e immondizia: darebbero fastidio a chiunque, ma ai giapponesi ancora di più. Le guide turistiche per il Giappone farebbero bene ad includere determinati avvertimenti, assieme alle loro mappe! Per non parlare, poi, della questione della lingua. I giapponesi odiano parlare con gli stranieri: pochi parlano inglese – più o meno fluentemente – e la maggior parte si ostina categoricamente a non comunicare con i turisti. D’altro canto, se una persona non apparentemente giapponese cerca di comunicare in giapponese, avrà comunque enormi difficoltà. Diciamo che, se fosse possibile, i giapponesi non parlerebbero neanche tra di loro, se sconosciuti. Figuriamoci quindi con stranieri, che non condividono la loro coltura o norme sociali. Inutile poi ricordare che per i cittadini del Giappone il turismo è principalmente una fonte di schiamazzi e fastidio: addirittura, i residenti di Kyoto hanno apprezzato a tal punto l’assenza dei turisti da affermare che sembrava di essere tornati indietro nel tempo, all’atmosfera dei “bei tempi andati”.
Il Giappone e il turismo: doppi standard
Nonostante la ritrosia a lasciar entrare i turisti, non è che i giapponesi si siano privati dei loro viaggi di piacere durante questi due anni, anzi! In occasione della Golden Week e di altre famose festività si sono registrati numerosi voli verso l’estero. Durante le Olimpiadi, poi, c’è stato un rinnovato influsso di persone (questo, ad onor del vero, andava contro il volere della maggior parte dei cittadini). Come mai, quindi, tra il Giappone e il turismo sussistono questi notevoli doppi standard?
La concezione che i giapponesi hanno della loro società e dei loro valori condivisi è estremamente coesa e unita. Per i giapponesi, ideologie e modi di comportarsi sono proprie dell’intera popolazione! Le azioni del singolo vengono raramente prese in considerazione. Viene quindi dato per scontato che la rinomata educazione e deferenza che contraddistingue la società giapponese venga applicata anche – e specialmente – durante i loro viaggi all’estero. Lo stesso, tuttavia, non si può dire per i turisti internazionali, provenienti da realtà molto diverse. In sunto, i giapponesi sanno di comportarsi “bene” all’estero, mentre in Giappone il settore del turismo internazionale soffre della condotta imprevedibile e poco rispettosa degli ospiti. Un po’ come quell’amico che non invitereste mai a casa vostra perché sembra cresciuto insieme a dei cani randagi.
Turisti e buoi dei paesi tuoi
Si potrebbe tuttavia avanzare un’obiezione: ok la seccatura, ma sono pur sempre soldi che entrano nelle piangenti casse dello stato giapponese. Lamentatevi quanto vi pare, ma i soldi del turismo servono! Non avreste del tutto torto… Se non per un piccolo particolare. Ciò che porta più introiti, con persino mia grande sorpresa, non è il turismo internazionale, bensì quello domestico. Infatti, secondo i dati, infatti, in Giappone il turismo domestico contribuisce all’80% del prodotto interno lordo, contro appena il 20% di quello internazionale – prendendo in considerazione anni precedenti alla pandemia, senza quindi contare gli anni del neo-sakoku.
Sia in condizioni normali che ancora di più in questi anni di chiusura, quindi, il Giappone ha sempre fatto più affidamento sui turisti domestici. È sicuro dire, quindi, che molte attività turistiche non siano andate in fallimento per la mancanza di turisti internazionali. Per quanto l’aggiunta degli introiti del turismo internazionale non sia sgradito, quindi, pensare che il turismo in Giappone sia spacciato senza di “noi” è una concezione sbagliata. Sembra, anzi, che i giapponesi stessi apprezzino di gran lunga i turisti giapponesi a confronto di quelli internazionali, per i motivi precedentemente spiegati.
Il Giappone e il turismo: piccoli passi avanti nell’apertura con l’Occidente
C’è da dire, tuttavia, che si sono compiuti preziosi – seppur piccoli – passi avanti nell’apertura verso il prossimo. La continua presenza di stranieri sul suolo giapponese ha portato negli anni ad una progressiva – seppur lenta – apertura mentale nei confronti del diverso. Ovviamente si parla perlopiù della generazione più giovane e, nello specifico, quella nei centri abitati principali (come Tokyo e Kyoto). Cose come i tatuaggi stanno venendo sdoganati, anche se negli ambienti più conservatori e in realtà come grandi aziende vengono ancora visti come problematici – ricordiamoci che la questione yakuza è ancora dilagante e in primo piano. Se prima nelle onsen veniva direttamente vietato l’accesso, ora vengono messi a disposizione dei cerotti per coprire la pelle inchiostrata – e gli attacchi d’arte più piccini ne sono esenti. Essendo un paese che – storicamente, fisicamente e socialmente – è caratterizzato da una chiusura verso l’esterno, per Giappone il turismo internazionale rappresenta una rara opportunità per venire in contatto con culture e modi di vivere diversi dal proprio.
Speriamo che questo rappresenti una spinta per proseguire verso traguardi come più diritti umani e una migliore qualità della vita per tutti – anche per la vecchietta che borbotta risentita delle nuove generazioni senza rispetto. Di contro, sarebbe opportuno essere rispettosi verso la cultura del paese che si sta visitando – qualunque esso sia. Magari qualche ricerca prima di comprare il biglietto non farebbe male!