Non solo i Pokémon cambiano

Un fondamento del franchise Pokémon è la sua capacità di convivere in quella zona grigia tra evoluzione e conservazione. Difficile descrivere meglio questo concetto, specie se non si è giocato a nessuno dei titoli eredi della coppia di giochi di Satoshi Tajiri.

Ma Pokémon ha questa caratteristica unica. Si evolve da sempre, ma da sempre resta invariato. Non solo a livello di meccaniche, ma anche nel design dei personaggi, dei mostriciattoli tascabili in primis. Il concetto di “cambiare tutto perché non cambi niente” è spesso associato a tematiche negative. Ne sa qualcosa chi ha letto il Gattopardo. Ma per i mostri tascabili di Nintendo la cosa è diversa.

Mantenersi fedeli a delle linee guida fondamentali ha sempre pagato. O meglio, quasi sempre. I fan, nel corso degli anni hanno potuto giocare a dei titoli che a modo loro si assomigliavano tutti. Sono passate sette generazioni videoludiche e i pregi di Pokémon sono sempre rimasti questi. Così come i difetti.

Cercheremo di essere onesti: se si parlasse di un qualsiasi altro brand, arrivati al settimo gioco identico al precedente con giusto una manciata di innovazioni non solo ci saremmo stancati. Avremmo stroncato in pieno l’intero franchise, gli avremmo mosso guerra. Anzi, visto il periodo, probabilmente avremmo portato le lamentele del caso sulle sue pagine social.

Con Pokémon il numero esiguo di innovazioni ha avuto un effetto opposto su una parte consistente della fanbase. Ha fidelizzato i giocatori di vecchia data, tanto che è facile trovare ancora trentenni intenti a lanciare PokéBall, mentre sembra aver alienato le simpatie dei giocatori tradizionali. Impossibile, quindi, non porsi una domanda. Siamo di fronte a una scelta che paga in termini di franchise? Domanda non certo banale che, negli ultimi anni, si sono posti anche Game Freak e Pokémon Company.

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Un franchise che si nutre del franchise

Per capire quale risposta si siano dati nel Sol Levante dobbiamo dare uno sguardo alle uscite di Pokémon negli ultimi tre anni, ovvero dopo l’annuncio della Settima Generazione avvenuto a Febbraio del 2016. Qualcosa, rispetto allo schema classico dei giochi Pokémon, sembra essere cambiato del tutto in questo frangente.

X e Y, i giochi di Sesta Generazione, avevano ottenuto un ottimo successo. I giocatori si aspettavano, come avvenuto in passato, un terzo gioco legato a questi due titoli. Un Pokémon Z, sussurrato, atteso, ma mai giunto sui nostri 3Ds. Al suo posto Game Freak ha annunciato l’arrivo della Settima Generazione, Sole e Luna, a cui hanno fatto seguito anche i seguiti Ultrasole e Ultraluna. Molti giocatori hanno avuto un’impressione strana da questo tipo di uscite, quasi di eccessiva fretta. Come se la nuova coppia di giochi dovesse uscire il prima possibile.

Non è escluso che Nintendo abbia forzato la mano a Game Freak e Pokémon Company per avere dei giochi Pokémon che facessero chiudere in bellezza la carriera delle console Nintendo 3Ds. Ma il risultato è stato accolto dai fan di vecchia data in maniera abbastanza tiepida. L’impressione di molti è che tanto alla Sesta quanto alla Settima Generazione mancasse qualcosa.

Contestualmente all’annuncio della Settima Generazione è avvenuto anche qualcosa di diverso: il franchise si è arricchito di un gioco mobile, Pokémon Go, capace di diventare un vero e proprio fenomeno di massa, ottenendo anche un successo enorme tra chi la serie principale di Pokémon non sapeva cosa fosse, oppure tra quei giocatori che l’avevano abbandonata tempo addietro. E, mentre la Settima Generazione chiudeva i battenti, arrivavano su Nintendo Switch i titoli Pokémon Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee, dotati di diversi richiami al gioco mobile di Niantic e chiaramente destinati ad attrarre nuovi giocatori. Cosa è successo dunque?

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Semplicemente i giocatori di Pokémon sono cresciuti. E molti si sono allontanati dal brand, trovando nuovi lidi videoludici per le proprie avventure. Era quindi necessario cercare altrove altri bacini di utenza, perché Pokémon potesse continuare a vivere. Ecco quindi il caso strano di un franchise che, per poter tenere in vita la propria serie principale, ha in parte dovuto tradire i propri fan storici cercando di arruolare nuovi giocatori con nuovi prodotti. Un sacrificio che si è reso necessario per permettere alla serie storica di continuare a esistere. Cambiare tutto perché non cambiasse niente, ricordate?

Alle porte di Galar

L’annuncio dell’Ottava Generazione è arrivato puntuale a tre anni di distanza dal reveal dei predecessori. Siamo stati catapultati a Galar, un mondo Pokémon che nelle prime immagini si mostrava molto simile a quanto avevamo già visto in passato.

Al momento del primo trailer non avevamo nascosto una punta di delusione. Ci sembrava che Pokèmon, al momento dell’epocale passaggio su console (semi)fissa non avesse voluto fare quel passo in più, necessario per poterci consegnare una vera evoluzione del brand.

Il secondo filmato ci aveva invece spiazzati. Vero, ancora una volta sarebbero tornati i percorsi e quindi avremmo avuto delle aree di gioco con una libertà di movimento limitata. Come era sempre stato. Ma l’Ottava Generazione ci avrebbe anche presentato la dinamica delle Terre Selvagge, ampie zone di gioco accessibili e liberamente esplorabili, dove i Pokémon avrebbero scorazzato liberamente sulla mappa di gioco e si sarebbero mostrati agli allenatori con dei pattern di movimento specifici. Tradizione e innovazione. In una parola… Pokémon.

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Ma le innovazioni non si sono certo fermate qui. Nei mesi successivi è stata introdotta una nuova meccanica di lotta, come la Dynamax, capace di alterare le dimensioni di Pokémon. Ci è stato svelato che avremmo potuto compiere dei raid con gli altri giocatori per ottenere l’accesso a nuove forme di questo tipo. Ci sono stati svelati nuovi Pokémon, nuove forme di mostriciattoli già conosciuti, nuove trasformazioni, palestre. E, notizia delle ultime ore, nuove meccaniche di allevamento, che senza dubbio renderanno l’accesso al mondo delle competizioni PvP più semplice.

Sembra insomma che Pokémon si stia preparando a una nuova fase della propria vita. Forse non quella transizione su un gioco in stile Breath of the Wild, ma senza dubbio sta mostrando dei cambiamenti non da poco. La domanda è quindi: come sta per essere accolta questa nuova generazione? Non bene come forse speravano dalle parti di Kyoto.

È tempo di evolversi?

Nell’osservare i commenti degli utenti in attesa di sbarcare a Galar sembra esserci una consistente parte della fanbase insoddisfatta. Forse per i design dei nuovi Pokémon, forse per delle meccaniche in cui non si riconoscono. Difficile dire quale sia il motivo, ma Pokémon Spada e Scudo non hanno ancora convinto appieno i giocatori. C’è chi vede i cambiamenti come troppo poco per il futuro del brand, e chi invece li vede come uno stravolgimento.

C’è anche chi è andato oltre, mettendo in piedi una guerriglia via Twitter contro Junichi Masuda e il designer James Turner, arrivando anche a minacciarli di morte. Un atteggiamento che, obiettivamente, non è possibile difendere in alcun modo.

La domanda è quindi se Game Freak abbia sbagliato qualcosa. E la risposta è no. A prima vista il lavoro svolto è quello che doveva essere fatto. Mantenere intatto il franchise, ma allo stesso tempo dotarlo di nuove meccaniche e aprire a nuove possibilità in futuro.

La dinamica delle Terre Selvagge, per quanto ancora limitata a delle porzioni del gioco, sembra indicare quale possa essere la via per il mondo Pokémon. Il semplice fatto che i percorsi a “corridoio” possano essere affiancati a delle zone free roaming, è di per sé un passo in avanti enorme per un brand come Pokémon.

Allo stesso tempo però Pokémon sarà sempre lo stesso. Un’avventura all’insegna del rispetto e della solidarietà per la propria squadra, il desiderio di migliorarsi e primeggiare, gli scambi con gli amici e le lotte con giocatori dall’altra parte del mondo. Ancora una volta Pokémon è cambiato, pur rimanendo lo stesso. Ancora una volta si è evoluto. Cosa che forse non riesce ancora ai suoi giocatori. Forse sono i fan di Pokémon a dover migliorare. A doversi mettere in testa che, se le cose cambiano, non è detto che lo facciano in peggio.

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Le scelte erano solo due, alla fin fine. Pokémon poteva continuare a scavarsi la propria nicchia, lasciando che i giocatori crescessero e se ne andassero ancora una volta, oppure poteva approcciarsi all’Ottava Generazione con rinnovato slancio. Pokémon Spada e Scudo con tutta probabilità saranno ciò che non sono riusciti a essere Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee: uno scorcio del futuro, uno sguardo verso ciò che potrebbe diventare il brand. Chissà che non sia davvero questo il primo passo di Pokémon verso il mondo dei GdR Open World. Sognare, in fondo, è lecito.

Perciò rimanete tranquilli, cari allenatori. Pure con un Charizard simile a un kaijū Pokémon non tradirà se stesso. Per stravolgere il franchise ci saranno sempre altri giochi, altri modo per attrarre giocatori occasionali e dar loro la possibilità di conoscere la superficie di questo mondo. Per chi ama davvero il sogno di Satoshi Tajiri, anche Galar mostrerà sempre lo stesso volto di Pokémon. Un volto colorato e vivace, dove i giocatori potranno crescere a loro volta. Evolversi.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.