Alcuni romanzi vincitori del Premio Hugo, da leggere in attesa di quello del 2019

Quali sono i migliori romanzi vincitori del Premio Hugo?

Come ogni appassionato di letteratura di genere sa, ogni anno dal 1953, durante il World Science Fiction Convention (Worldcon), viene assegnato l’Annual Achievement Award for Science Fiction and Fantasy, meglio conosciuto come Premio Hugo.

A giudicare tra una rosa di candidati, scelti tra opere fantasy e Sci-Fi scritte nel corso dell’anno precedente, è il pubblico presente alla convention. Negli anni, la giuria popolare ha premiato autori straordinari del calibro di Robert Heinlein, Philip Dick, Isaac Asimov e Arthur Clarke. In attesa di scoprire chi si aggiudicherà l’ambitissima statuina a forma di razzo nell’edizione 2019, facciamo un salto nel passato.

Ecco quindi alcuni tra i più meritevoli romanzi vincitori del Premio Hugo.

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Un cantico per Leibowitz – Walter Miller

Tra il 1955 e 1957, Walter Miller pubblicò sulla rivista The Magazine of Fantasy & SF tre racconti lunghi: A Canticle for Leibowitz, And the Light is Risen e The Last Canticle. Queste storie portarono all’autore, fino ad allora quasi sconosciuto, un notevole e meritatissimo successo, tanto che decise di raccoglierle in un unico volume. Un cantico per Leibowitz fu quindi pubblicato nel 1959 e nel 1961 valse a Miller il premio Hugo per il miglior romanzo.

Il libro si compone di tre parti, corrispondenti ai racconti originali, che in questa nuova versione prendono i nomi Fiat Homo, Fiat Lux e Fiat Voluntas Tua. Già a partire da questi titoli possiamo notare un richiamo alla religione, che non è affatto comune nelle opere di fantascienza. La caratteristica più particolare di quest’opera risiede infatti nei suoi protagonisti: un gruppo di monaci dell’Abbazia di San Leibowitz.

Una guerra atomica, nota come Diluvio di Fiamma, ha devastato la civiltà, trasformando molte persone in esseri deformi afflitti da terribili sofferenze. La sfiducia nei confronti di qualsiasi forma di tecnologia si è trasformata quindi in una vera e propria paura per il progresso scientifico e in un odio che ha portato alla distruzione di qualsiasi forma di conoscenza. I libri vengono bruciati, le persone più colte perseguitate. In questo clima, l’opera amanuense dei monaci, purtroppo puri copisti incapaci di comprendere appieno quanto racchiuso nelle opere che cercano di salvare, sembra essere l’unica speranza per mantenere viva la memoria del passato.

Fondamentali sono quindi il rapporto tra conoscenza e scientismo, la divisione tra scienza e fede, la responsabilità morale degli uomini di scienza, i problemi di tipo bioetico e politico, che rendono Un cantico per Leibowitz un’opera estremamente attuale anche a sessant’anni di distanza dalla sua pubblicazione.

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Straniero in terra straniera – Robert Heinlein

Con Straniero in terra straniera, nel 1962, Robert Heinlein si aggiudicò il suo terzo Premio Hugo per il miglior romanzo. Il riconoscimento, infatti, gli era stato già conferito nel 1956 per Stella doppia e nel 1960 per Fanteria dello spazio. In seguito, una nuova vittoria nel 1967 per La luna è una severa maestra e la vincita di due Retro Hugo hanno fatto di Heinlein l’autore che ha ricevuto più volte l’ambito premio.

Con queste premesse, non è difficile immaginare quanto lo scrittore sia stato fondamentale nel costruire il panorama fantascientifico come lo conosciamo oggi. E proprio Straniero in terra straniera è una delle opere che maggiormente hanno contribuito a consacrarlo. Il libro un enorme impatto sulla società americana, influenzando la controcultura degli anni Sessanta con i suoi temi libertari e diventando caro alla comunità hippie.

La storia del romanzo ha inizio nel più classico dei modi: con una spedizione su Marte. La prima missione terrestre sul Pianeta Rosso ha però un epilogo tragico e vede come unico sopravvissuto il piccolo Valentine Michael Smith, nato dall’unione tra due scienziati dell’equipaggio. Adottato e cresciuto dai marziani, Mike tornerà sulla Terra soltanto vent’anni più tardi e lo farà da straniero, completamente inconsapevole di quello che lo aspetterà al suo arrivo. Questo espediente narrativo ha permesso a Heinlein di offrirci un punto di vista diverso sull’umanità, mostrandoci, attraverso gli occhi di un “Uomo di Marte”, la vita sulla Terra e dando spazio a numerose riflessioni di tipo etico e morale.

Particolare successo riscontrò la dottrina aliena predicata dal protagonista, riassunta nel neologismo “to grok”, verbo traducibile come “comprendere” o “amare”, che prevede la totale apertura verso i bisogni degli altri. La parola si diffuse a tal punto da essere inserita nell’Oxford English Dictionary ed è ancora in uso in ambito informatico col significato di “assimilare un concetto”.

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Neuromante – William Gibson

Neuromante non è sicuramente un racconto per neofiti del genere. Primo volume della cosiddetta Trilogia dello Sprawl, è stato il primo romanzo ad aggiudicarsi tutti i più prestigiosi premi dedicati alla letteratura fantascientifica (Premio Hugo, Nebula e Philip K. Dick Award) ed è universalmente riconosciuto come paradigmatico del cyberpunk.

Dietro una struttura tradizionale da romanzo noir, con continui spostamenti e colpi di scene, emerge un’inquietante quanto lucida capacità di immaginare una società futura. Nelle sue pagine, William Gibson tratteggia un mondo in cui ogni aspetto economico e politico è in mano a grosse multinazionali e in cui la globalizzazione, resa possibile da una rete informatica universale, ha spazzato via ogni diversità culturale.

In un’aura di cupezza e pessimismo, l’essere umano sembra ormai obsoleto, impotente di fronte alle I.A. e schiacciato dall’avanzare delle nuove tecnologie, che sembrano ormai disporre di ogni aspetto della sua vita. Uno scenario talmente credibile e attuale da sembrare uscito da una puntata di Black Mirror. L’opera invece è stata scritta nel 1984, sulla scia dell’indagine storia e sociale promossa negli anni Cinquanta da celeberrime distopie come quelle di Orwell o Huxley.

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La svastica sul sole – Philip K. Dick

Cosa sarebbe successo se le Potenze dell’Asse avessero vinto la Seconda Guerra Mondiale? È questa la domanda a cui risponde La svastica sul sole, romanzo vincitore del Premio Hugo nel 1963.

In questa ucronia, Philip Dick immagina che il presidente Roosevelt venga ucciso dopo un solo anno di mandato. Senza un vero leader, gli Stati Uniti vanno incontro a un’inevitabile sconfitta. Il Paese viene diviso in due grandi aree di influenza: la prima sotto il controllo dei nazisti, la seconda sotto l’Impero giapponese. È proprio in quest’ultima che si muovono i protagonisti, tra ricchi giapponesi che si interessano all’arte e alla cultura americana prebellica e giovani statunitensi che affidano le proprie scelte all’oracolo I Ching. In questo clima, crea scalpore un romanzo che racconta una versione della storia diversa, in cui la Guerra è stata vinta dagli Alleati.

Dune – Frank Herbert

Primo dei sei volumi che compongono la parte originale del Ciclo di Dune, il romanzo fu vincitore in ex aequo con Io, l’immortale di Roger Zelazny al Premio Hugo 1966. Con Dune, Frank Herbert ci dona uno dei primi esempi di fantascienza ecologica. L’autore tratteggia, in modo dettagliatissimo, un intero ecosistema, descrivendo tutti gli elementi che lo compongono e le interazioni tra di essi. Su questo sfondo ecologico, si innestano anche riflessioni di tipo politico e religioso, con la sfida tra la dinastia degli Atreides e quella degli Harkonnen per il controllo del pianeta Arrikis  (più conosciuto col nome di Dune).

Il pianeta è infatti fonte del Melange, sostanza su cui si basa l’intera economia dell’Impero. Su questa preziosissima quanto inospitale terra si svolgono le avventure di Paul Atreides. Il giovane, figlio del Duca Leto I, compirà il suo destino attraverso un difficile percorso di crescita personale e spirituale.

Hyperion – Dan Simmons

Continuiamo il nostro viaggio tra i migliori romanzi vincitori del Premio Hugo con un’opera scritta da Dan Simmons nel 1989: Hyperion, primo capitolo del ciclo I canti di Hyperion. Con moltissimi riferimenti a John Keats e alla letteratura inglese, il romanzo riprende l’impostazione de I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer ed è quindi strutturato come una serie di storie inserite all’interno di una cornice narrativa.

Il romanzo è ambientato in un secolo in cui l’avanzamento della tecnologia ha consentito all’uomo di creare dei portali con cui intraprendere viaggi interplanetari istantanei. Un esperimento passato alla storia come il Grande Errore ha però causato la distruzione della Terra e, di conseguenza, la diaspora dell’uomo nello spazio. Gli uomini, così dispersi, hanno dato vita a una federazione che unisce tutti i mondi abitati: la cosiddetta Egemonia. Le comunità che non ne fanno parte, costrette a vivere senza l’ausilio delle tecnologie sviluppate da una rete di intelligenze artificiali, sono invece gli Ouster.  

Ma quando le Tombe del Tempo su Hyperion stanno per aprirsi e gli Ouster sembrano sul punto di invadere il pianeta, l’Egemonia, in accordo con la Chiesa di Shrike, decide di selezionare sette pellegrini da inviare sul luogo. Un prete cattolico, un colonnello, un poeta, un filosofo, un’investigatrice privata, un console. Durante il viaggio, ognuno di loro racconterà la propria storia, spiegando le motivazioni che lo hanno spinto a partire. Attraverso questi racconti,  Simmons riesce a svelare un po’ alla volta tutte le parti del suo universo narrativo, concentrandosi sul lato umano delle vicende.

American Gods – Neil Gaiman

American Gods è un romanzo Urban Fantasy di Neil Gaiman vincitore di un premio Bram Stoker, un premio Nebula e un premio Hugo. La sua storia, portata sul piccolo schermo nel 2017 e distribuita in Italia da Amazon Video, segue le avventure di Shadow Moon.

Dopo tre anni di detenzione per furto, Shadow è finalmente libero di uscire di prigione e tornare a casa dalla sua amata Laura. Poco prima della scarcerazione, però, viene a conoscenza che la donna è deceduta in un incidente stradale insieme al miglior amico di entrambi, Robbie. In un attimo le uniche due speranze di ritorno alla normalità sembrano svanire. Senza più una ragione per andare avanti, Shadow accetta l’offerta di Mr. Wednesday, un uomo enigmatico conosciuto sull’aereo verso Eagle Point, di lavorare come suo bodyguard.

Ben presto però il suo nuovo lavoro si dimostra molto di più di quello che sembra. La sua vera missione è infatti quella di radunare tutte le Vecchie Divinità, approdate in America insieme alle varie popolazioni che vi sono giunte nel corso del corso dei secoli, per muovere guerra alle Nuove Divinità, incarnazione della tecnologia, della celebrità, dei media e di tutto ciò che gli uomini contemporanei venerano.

La Quinta Stagione – N.K. Jemisin

Nel 2016 N.K. Jemisin riceveva il Premio Hugo al miglior romanzo con La Quinta Stagione, primo capitolo della trilogia de La Terra Spezzata. Con questa saga, la Jemisin ha segnato la storia della narrativa di genere. La scrittrice, infatti, non è solo la prima afroamericana a ottenere il riconoscimento, ma anche la prima persona nella storia a vincere tre Premi Hugo consecutivi, uno per ogni volume della sua trilogia.

Quella che emerge dalle sue pagine è una storia potente, che parla di discriminazione, di sofferenza, di responsabilità. Lo sfondo è quello di un mondo in cui l’unico grande continente è caratterizzato da una stagione in più rispetto a quelle che tutti conosciamo. Questa Quinta Stagione è un periodo catastrofico in cui si susseguono eventi climatici dalla violenza inaudita, che rischiano, ogni volta, di annientare l’umanità.

Grazie ai loro poteri paranormali, i cosiddetti Orogeni sono gli unici a poter controllare, nel bene e nel male, la portata di questi eventi. La loro vita però non è affatto semplice e la loro condizione ricorda, a tratti, quella della comunità afroamericana. Temuti, maltrattati reclusi, spesso uccisi, vivono ai margini di una società costruita per sfruttarli.  Proprio tra di loro, però, si trovano le tre protagoniste della storia: Syenite, Essun, Damaya. Una giovane donna, una madre e una bambina. Unite dal loro essere donne e dal potere che portano come una maledizione, dovranno lottare per la sopravvivenza dell’umanità contro una Terra che da Madre Benevola si è trasformata in un Padre Severo.

Sara Zarro
Non sono mai stata brava con le presentazioni, di solito mi limito a elencare una serie di assurdità finché il mio interlocutore non ne ha abbastanza: il mio animale preferito è l’ippopotamo; se potessi incontrare un personaggio letterario a mia scelta questi sarebbe senz’altro Capitan Uncino; ho un’ossessione per la Scozia, l’accento scozzese e i kilt, derivata probabilmente da una infatuazione infantile per il principe della collina di Candy Candy; non ho mai visto Harry Potter e i doni della morte per paura di dover chiudere per sempre il capitolo della mia vita legato alla saga… Ah, ho anche un pony.