Disney non ha censurato gli Aristogatti, Dumbo e Peter Pan: semplicemente i film in questione non sono più disponibili sugli account kids, in UK

A meno che non abbiate passato la giornata con la testa sotto la sabbia, probabilmente oggi vi sarete imbattuti in qualche sito più o meno autorevole che ha scritto che Disney ha censurato gli Aristogatti, Peter Pan e Dumbo: ve lo diciamo subito, non è così. Vediamo insieme cosa sta succedendo.

Già nello scorso mese di Ottobre, Disney aveva deciso di inserire un disclaimer prima dell’avvio di alcuni suoi film tra cui i tre sopracitati, ma anche Il Libro della Giungla, Lilli e il Vagabondo e Robinson nell’Isola dei Corsari, per via di alcuni contenuti che possono essere considerati razzisti, e per la rappresentazione estremamente stereotipata di alcune etnie.

Il disclaimer (come accadde già con l’altrettanto noioso caso di Via col Vento) recita: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o inappropriate di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora, e sono sbagliati adesso. Piuttosto che rimuovere questi contenuti, vogliamo considerarne l’impatto dannoso, imparare da esso, e generare un dialogo per creare un futuro più inclusivo insieme.”

Nello specifico, per gli Aristogatti uno dei personaggi è un gatto siamese chiamato Shun Gon, che è rappresentato con i classici occhi a mandorla, i dentoni e suona il pianoforte con le bacchette, e anche nei testi della canzone cantata sono presenti riferimenti stereotipati.

disney aristogatti dumbo peter pan

Una canzone dal testo pieno di stereotipi (e altri gatti siamesi) è la ragione anche per Lilli e il Vagabondo, e infatti il pezzo in questione non è nemmeno presente nel live-action del 2019.

Peter Pan usa ripetutamente il termine “pellerossa” per indicare gli indiani d’America, anch’essi rappresentati in maniera stereotipata e offensiva.

Ne Il Libro della Giungla ad essere sotto accusa è Re Luigi, secondo molti una caricatura degli afroamericani dell’epoca per via dello slang e dell’amore per il jazz.

In Robinson nell’Isola dei Corsari sono i pirati ad essere stati definiti una rappresentazione stereotipata di uomini asiatici e mediorientali.

Infine in Dumbo c’è tutta l’arcinota questione di Jim Crow e di un’altra canzone dal testo denigratorio nei confronti delle persone di colore.

Quello che è cambiato è che dal semplice disclaimer, Disney+ in Inghilterra ha deciso di rimuovere tali contenuti dagli account kids, innalzando dunque l’età minima consigliata per i film in questione ai 7 anni d’età. I prodotti però restano tranquillamente visibili sugli account adulti.

Tanto rumore per nulla, insomma, come accade un po’ troppo spesso.

 

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.