Lupin III, Lady Oscar, Dective Conan: sono solo alcuni dei protagonisti più noti degli anime di TMS Entertainment, storico studio di produzione giapponese

Noto in passato come Tokyo Movie Shinsa, TMS Entertainment è uno degli studi di produzione di anime tra i più importanti in Giappone. Del resto, parliamo di un’azienda con alle spalle una storia di quasi sessant’anni (la sua fondazione risale al 1964), a cui si devono gran parte delle icone con le quali sono cresciuti non solo i giapponesi, ma anche gli occidentali. Soprattutto in Italia, dove il mercato dei manga è stato a lungo una nicchia di appassionatissimi bistrattata dall’opinione pubblica, i cartoni animati giapponesi sono stati il pane quotidiano di molti bambini, e per diverse generazioni. Appare chiara quindi l’importanza che TMS ha e ha avuto nella formazione di un immaginario collettivo fanciullesco che tutt’ora vive e conquista.

Carletto il principe dei mostri

Ad appena quattro anni dalla fondazione, TMS Entertainment si cimenta nella serie animata di Carletto il principe dei mostri, tratto dall’omonimo manga di Fujiko Fujio. Purtroppo in questo caso non c’è molto da dire. La prima serie dedicata a Carletto conta 50 episodi in bianco e nero, diretti da Masaaki Ōsumi. Il problema è che tale serie non è mai stata trasmessa al di fuori del Giappone. L’anime che ha reso noto l’eccentrico ragazzino dal cappello a spicchi è quello del 1980 dello studio Shin’ei Doga, composto da 94 episodi e interamente a colori.

Le avventure di Lupin III

Dopo gli esordi degli anni 60, TMS Entertainment apre il decennio successivo con Rupan Sansei, ossia le Le avventure di Lupin III, dall’opera di Monkey Punch. L’idea di una serie animata viene a Gisaburō Sugii, noto animatore e regista, che la consiglia a Yutaka Fujioka, fondatore di TMS. A pensare Lupin III come un personaggio serioso può far storcere il naso, eppure è così che la prima parte dell’anime dipinge sia il suo protagonista, che tutta l’intera combriccola. Una visione matura, realistica, amara, che unisce il già citato Masaaki Ōsumi (regia) e Yasuo Ōtsuka (character design).

Tuttavia, con la messa in onda del secondo episodio della serie anime, la produzione chiede un cambio registico, che però viene rifiutato da Ōsumi, ottenendo come risposta il licenziamento. La serie passa quindi sotto la direzione di Hayao Miyazaki e Isao Takahata, futuri fondatori di Studio Ghibli. Con loro, Lupin, Jigen e Fujiko si trasformano in personaggi più solari e spensierati. Un vero e proprio stravolgimento, che rende la serie particolare per la sua natura dualistica, sia dal punto di vista stilistico che narrativo. Come è facile immaginare, a prevalere tra le due è la natura gioiosa ed esagerata, come dimostrato dalla seconda serie, Le nuove avventure di Lupin III, composta da 150 episodi diretti da Myazaki. 

Doraemon

Il manga e gli anime di Doraemon sono ritenuti tra i più influenti nella storia del fumetto e dell’animazione giapponesi. Molti sono i mangaka che si sono ispirati all’opera di Fujiko F. Fujio: da Rumiko Takahashi di Lamù e Ranma½ a Eiichirō Oda di One Piece, solo per citarne alcuni. In generale, l’essenza sbarazzina ma educativa dell’opera, sia illustrata che animata, è ciò che ha reso il gatto spaziale una vera e propria icona culturale in Giappone, al pari di Topolino in Occidente. Tuttavia, il merito non è propriamente della trasposizione anime prodotta da TMS Entertainemnt nel 1973 con la regia di Mitsuo Kaminashi.

Andata in onda per sei anni su Nippon TV, a causa di problemi finanziari la serie viene interrotta per volere di Shōgakukan, la casa editrice che gestisce la rivista mensile CoroCoro Comic, sulla quale viene pubblicato il manga di Doraemon. Lo stesso Fujiko F. Fujio non è contento del risultato dell’anime. È la serie prodotta da Shin-Ei Animation nel 1979 a far esplodere il successo del gatto dai mille gadget, superando i confini nazionali. In questo caso parliamo di un fallimento di TMS, ma non importa: è bene guardare oltre i successi per comprendere appieno il valore di qualcuno, o, in questo caso, qualcosa.

Rocky Joe

Rocky Joe, il campione

Tra i tanti nomi altisonanti di anime prodotti da TMS Entertainment vi è pure Ashita no Jō, in Italia conosciuto come Rocky Joe. Questa volta a TMS si deve Rocky Joe, il campione, seconda serie anime dedicata al pugile ideato da Asao Takamori (testi) e Tetsuya Chiba (disegni). A differenza di quella del 1979 prodotta dallo studio Mushi Productions, che presenta un aura più fedele al manga, la serie di TMS (1980-1981) mostra protagonisti più dettagliati e atletici. Inoltre la regia è rimasta affidata a Osamu Dezaki, oramai dotato di una sua maturità artistica.

Ciò spiega i caratteristici tagli registici, le particolari inquadrature dal basso e gli attenti giochi di luci e ombre che rendono tutt’ora quello di Rocky Joe un anime incredibilmente potente, soprattutto per i temi trattati al suo interno, tra cui uno spettacolare spaccato del proletariato giapponese post Seconda guerra mondiale.

Georgie

Negli anni 80 si rafforza in Giappone il successo dei meisaku, anime di opere ispirate alla letteratura occidentale, soprattutto europea. Parliamo di un genere nato a metà dagli anni 70, i cui primi e maggiori esponenti sono Gatto Pero, Heidi, Anna dai Capelli Rossi, per citarli direttamente con i nomi noti a noi. Questa premessa serve per presentare uno dei meisaku più di successo prodotti da TMS Entertainment, ossia Georgie, che racconta la storia, ambientata nel  XIX secolo tra l’Australia e l’Inghilterra, di una giovane fanciulla alla ricerca delle proprie origini. La serie, mandata in onda dal 1983 al 1984, vede la partecipazione diretta dell’autrice del manga Yumiko Igarashi, la regia invece è affidata a Shigetsuga Yoshida e Kyosuke Mikuriya. Tale serie è la stessa che esordisce nel Belpaese su Italia 1 nel 1984.

Occhi di gatto

“Tre ragazze bellissime/ Tre sorelle furbissime/ Son tre ladre abilissime”. C’è poco da fare, quando bisogna parlare di Occhi di gatto è facile venire presi dalle vibes degli anni 80. E il merito è anche, e soprattutto, della serie anime prodotta da TMS. Andata in onda per due anni (dal 1983 al 1984) su Nippon Television tramite due stagioni, l’anime di Occhi di gatto riesce a unire la fedeltà del manga di Tsukasa Hōjō all’originalità di Satoshi Hirayama, regista della seconda stagione. Il risultato finale è un vero tripudio di colori, adrenalina ma anche divertimento, che esalta la vena frizzante dell’opera dedicata alle iconiche sorelle: Ai (Tati), Hitomi (Sheila) e Rui (Kelly). Ovviamente parliamo della stessa serie approdata su Italia 1 nel 1985.

Hello! Spank

Oltre Doraemon, un altro animaletto famoso in casa TMS è Hello! Spank. La serie anime tratta dal manga di Shun’ichi Yukimuro (testi) e Shizue Takanashi (disegni) va in onda nel 1981 su TV Tokyo fino al 1983, per un totale di 60 episodi sotto la regia di Shigetsugu Yoshida. L’anime è un grande successo, seguito dall’OAV di 95 minuti del 1982, che insieme rafforzano l’immagine di Hello! Spank nel resto del mondo. In Italia l’anime arriva nel 1985 col nome di Spank, tenero rubacuori, come sempre su Italia 1. In generale la serie ha avuto una larga diffusione anche in altri paesi europei come la Spagna, il Portogallo, la Francia e la Germania.

Lady Oscar

Un altro grande anime ispirato alle vicende occidentali è Berusaiyu no bara, Lady Oscar. La produzione della serie è caratterizzata da un importante cambio di regia: l’apprezzato Osamu Dezaki prende il posto di Tadao Nagahama al 13° episodio. Come detto in uno dei paragrafi precedenti, il nuovo regista ha oramai consolidato il suo approccio registico, caratterizzando in maniera personale le opere da lui dirette.

In generale vi sono grosse aspettative attorno all’anime di Lady Oscar, come dimostra l’attenta campagna marketing a cui si deve un episodio crossover del 1979 in Le nuove avventure di Lupin III, con l’apparizione della rosa di Versailles. Non è altro che un modo per pubblicizzare la messa in onda dell’anime di Lady Oscar, che sarebbe avvenuta il mese dopo. Contro ogni sorpresa, però, la serie trasmessa su Nippon Television ha un indice di ascolti molto basso. Si può quindi dire che il successo di Lady Oscar sia posteriore agli esordi, e che riguardi soprattutto i paesi europei. In Italia è l’irriducibile Italia 1 a mandare in onda la serie nel 1982.

Detective Conan

Tra le produzioni più di successo di TMS Entertainment vi è sicuramente la serie di Detective Conan, tant’è che dal 1994 è stabilmente presente nella top ten settimanale degli anime più visti in Giappone. Un successo trainato dal manga di Gōshō Aoyama, che rientra tra i cinque più letti di sempre dai lettori giapponesi. Tornando alla serie anime, a rendere particolare quella di Dective Conan è la caratteristica struttura degli episodi, sapientemente costruita per tenere lo spettatore costantemente sul filo del rasoio durante la risoluzione di un giallo. Questa regia è merito di Kenji Kodama e Yasuichirō Yamamoto.

La serie ha esordito in Italia nel su Italia 1 nel 2002, dove è stata trasmessa fino al 2012. Dopo un approdo su Super!, l’anime purtroppo oggi si ritrova privo di doppiaggio nostrano. Di Detective Conan, TMS ha prodotto anche degli OAV. Ne ricordiamo uno in particolare, intitolato in italiano Il misterioso piano di omicidio, ambientato proprio negli studi di TMS.

Insomma, si può dire che per ogni decennio del passato recente TMS Entertainment abbia sfornato almeno un’icona degli anime giapponesi. Rimanendo agli anni 90, ad esempio, troviamo le serie di Magic Knight Rayearth (1994) e Monster Rancher (1999), oltre l’appena citato Detective Conan. Col nuovo millennio arriva poi la volta della serie di Hamtaro (2000).

E oggi? TMS non fa certo parte di un discorso che guarda esclusivamente al passato: basta citare l’anime di Dr. Stone del 2019 – di cui non abbiamo una trasposizione italiana però – per capirlo. Risulta evidente adesso, dopo questo viaggio tra i principali protagonisti della cultura pop, l’importanza che lo studio TMS ha avuto nella diffusione di un immaginario tipicamente giapponese.

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!