John Constantine ed Hellblazer: i “barbari” britannici in America

John Constantine e la serie che per 25 anni ne ha ospitato le avventure, Hellblazer, sono i frutti più duraturi e forse meno sfolgoranti di quell’occupazione intellettuale del mondo dei fumetti battezzata dagli storici come British Invasion.

Come tutti i fenomeni culturali, la British Invasion parte da lontano, con l’uscita del primo numero della storica rivista 2000 AD datata 26 febbraio 1977, un contenitore di fantascienza alternativa e senza regole destinato ad essere la palestra dei primi grandi “invasori”: i disegnatori Brian Bolland, Dave Gibbons e Steve Dillon.

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Nel 1980 sulle pagine del settimanale esordisce anche la lunga barba del divino Alan Moore, quello che aprirà le porte del Nuovo Mondo agli sceneggiatori britannici. L’inizio “ufficiale” della British Invasion viene infatti considerato il gennaio 1984, quando Moore debutta in DC ai testi del numero 20 di Saga of the Swamp Thing, la “Cosa della Palude” di Len Wein e Berni Wrightson rilanciata all’inizio del decennio grazie all’uscita del film di Wes Craven.

Il resto, come si dice, è storia. E, proprio come succede spesso nella Storia, i barbari hanno conquistato Roma: dopo Moore sono arrivati Neil Gaiman, Grant Morrison, Garth Ennis, Warren Ellis, Mark Millar e Mike Carey (per citare i grandi nomi) e il fumetto inteso come linguaggio non è più stato lo stesso.

Ma tutti questi autori, negli anni della loro invasione, della loro guerra permanente, hanno potuto contare su un “infiltrato”, un autentico enclave britannico in terra straniera o, se preferiamo, un’ambasciata in trench e puzzolente di fumo: John Constantine e la sua serie Hellblazer, durata 300 numeri e diventata la più longeva dell’etichetta Vertigo.

John Constantine, Hellblazer: dalle canzoni di Sting alle paludi della Louisiana

Fin dagli inizi (e ben prima di Hellblazer) il personaggio di John Constantine nasce con un DNA che trasuda Union Jack da ogni poro, anche se la sua creazione avviene come spesso accade nei fumetti un po’ per gioco e un po’ per casualità. Moore sta procedendo con la scrittura di Swamp Thing e sta, da bravo appassionato di occultismo, per far incrociare la strada del suo protagonista paludoso con quella del paranormale.

Ed ecco che avverte il bisogno di affiancare al suo protagonista un comprimario, che deve guidarlo in questo viaggio nel mistero e che deve, ovviamente, essere un mago. Ma un mago diverso dai soliti santoni magniloquenti dei fumetti, uno dalla mentalità da strada, sfrontato e anomalo. A questo mix già di per esplosivo si aggiunge il fuoco sacro di John Totleben e Steve Bissette (allora disegnatori della saga), da sempre fan dei Police e in particolare del cantante (pure lui britannico) Gordon Matthew Thomas Sumner, anche noto come Sting.

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Dal numero 37 del giugno 1985 della serie di Swamp Thing inizia l’arco narrativo “American Gothic”, che durerà fino al 50. Tra quelle pagine debutta, in veste di “consulente soprannaturale”, proprio John Constantine, il cui obiettivo è quello di accompagnare la Cosa della Palude ai quattro angoli del globo per contrastare i piani di una diabolica setta e, nel frattempo, aiutarlo a scoprire le sue capacità nascoste, una sorta di Merlino sboccato e fumatore incallito di sigarette marca Silk Cut.

Constantine è ospite della testata per quasi un anno e si congeda nel numero 51, datato agosto 1986. Per Swamp Thing ci sono all’orizzonte nuove sfide difficili, mentre l’Universo DC è da poco assurto a nuova vita in seguito a quella Crisi sulle Terre Infinite che lo farà risorgere dalle sue cosmogoniche ceneri. Nel frattempo, alle redini della serie è arrivata in qualità di editor Karen Berger, che potremmo definire la “stratega” dell’invasione britannica e che, subito dopo Moore, porterà in DC Peter Milligan, Neil Gaiman e Grant Morrison.

John Constantine, Hellblazer e l’horror urbano

Karen Berger, alla guida di Swamp Thing, aveva portato la serie ad uno scontro col Comics Code Authority per i forti temi trattati: in seguito ad un’accesa diatriba, il banner “Approved by the Comics Code Authority” che aveva funestato per decenni i fumetti venne tolto e sostituito con l’avvertenza “Mature Readers”, ovvero lettori maturi. Un cambiamento all’apparenza minimo ma che in realtà sdogana completamente l’idea di fumetti per adulti, capaci di trattare argomenti diversi, in linea con la rivoluzione portata avanti da Moore.

Il primo nuovo titolo a potersi fregiare fin dall’inizio del disclaimer “Mature Readers” è Hellblazer, la casa di John Constantine che debutta nel gennaio 1988. Ad appena 3 anni dalla sua nascita, John si merita una serie tutta sua che diventa un unicum nella DC nonché l’embrione di quella che poi sarà la Vertigo.

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John Constantine visto da Glenn Fabry

Hellblazer, infatti, è quasi del tutto slegata dall’universo di Superman, Batman e compagni, procede su binari a se stanti e coltiva un’identità autonoma, tant’è che i supereroi non vengono menzionati e l’ambientazione si sposta dalle Metropolis e dalle Gotham City della Distinta Concorrenza alla reale Londra. Non una Londra “alternativa”, non una Londra calata in un mondo dove esistono vigilanti mascherati, ma la Londra reale dell’1988 dove la Thatcher è da poco stata rieletta per un terzo mandato e il thatcherismo ha ormai impregnato la società.

Questa scelta è una volontà precisa e condivisa dalla Berger con l’autore chiamato a scrivere Hellblazer, il manco a dirlo britannico Jamie Delano accompagnato dall’altrettanto britannico John Ridgway.

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Il primo numero della serie

Il John Constantine che Delano si trova tra le mani per il debutto di Hellblazer non ha avuto ulteriori sviluppi rispetto a quello visto in Swamp Thing: un personaggio affascinante, fumatore incallito, dalla battuta pronta, stronzo ma non troppo, “figo” in un senso quasi adolescenziale e anche un po’ puerile. Una figura, insomma, che stuzzica gli appetiti di un certo tipo di giovani lettori e lo stesso Moore non si era dilungato troppo nell’approfondirlo, salvo sottintendere un probabile passato complicato (ma nel mondo del fumetto non ce l’hanno tutti?).

Tuttavia, Moore ne aveva percepito le potenzialità e progettato addirittura di farne nel 1987 il personaggio principale di Twilight of the Superheroes, il mega crossover che nei piani del Bardo doveva “watchmensizzare” gli eroi DC, progetto purtroppo sfumato a causa dell’allontanamento definitivo di Moore dalla casa editrice.

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La storica pagina di Hellblazer #3 dove compare la Thatcher

Delano dunque decide di lavorare su questo materiale e lo fa accentuando il carattere controcorrente del personaggio, il suo essere iconoclasta e fuori dagli schemi, per farne il portatore di una feroce quanto disturbante critica alla società inglese del periodo, la bandiera di un conclamato antithatcherismo. Nei suoi primi racconti su Hellblazer, John Constantine ha a che fare con una masnada di yuppies demoniaci che brindano alla rielezione della Thacter nel ’87, con un demone che spinge a mangiare fino allo sfinimento, riti voodoo e satanisti assortiti che sfruttano proprio le idiosincrasie della società per dare vita ai loro pittoreschi orrori.

Una scelta fortemente politica che, seppur non nuova nei fumetti (basti pensare a Frank Miller e al reaganismo ne “Il ritorno del cavaliere oscuro”), per la prima volta mette il naso nelle faccende di altri paesi che non siano gli USA. Del resto, tra il presidente Reagan e la signora Thatcher c’è sempre stato un comune orizzonte di vedute.

John e Garth: il lato umano dell’inferno

Con Delano, John Constatine ed Hellblazer prendono definitiva cittadinanza britannica, anzi diventano a tutti gli effetti il “termometro” sociale della Londra del periodo. E allora non sembra un caso che il cambio della guardia avvenga nel 1991, pochi mesi dopo la caduta della Thatcher. Dopo 40 numeri di horror antropologico e l’arrivederci di Delano (tornerà in futuro solo per dei numeri speciali non molto riusciti) Berger non cambia la linea, affidando la scrittura ad un’altra stella nascente appartenente alla seconda ondata della British Invasion: Garth Ennis.

Nella visione di Ennis, Constantine lascia da parte l’orrore sociologico e sviluppa il suo lato umano, diventando di fatto la figura che è ancora oggi. Il suo primo ciclo narrativo, “Abitudini pericolose”, è passato alla storia per come ha demolito e ricostruito il personaggio attraverso una devastante incursione della realtà delle sue storie. Vi basti sapere che, nelle primissime pagine (e proprio per questo, se ve lo state chiedendo, non è spoiler) John confida al lettore che lo sta “ascoltando” di avere un cancro terminale ai polmoni.

Ed Ennis annuncia questa sconvolgente rivelazione, in quello che all’epoca era pur sempre un fumetto DC per quanto anomalo e realistico, con delle parole rimaste impresse nella mitologia del personaggio:

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«Io sono quello che esce dall’ombra, strafigo e arrogante con soprabito e sigaretta, pronto ad affrontare la follia. Ah, penso io a tutto. Posso salvarvi. Dovesse anche costarvi fino all’ultima goccia del vostro sangue, scaccerò i vostri demoni. Li prenderò a calci nei coglioni. Sputerò loro addosso mentre sono a terra e poi sparirò di nuovo nell’ombra, lasciandomi dietro solo un cenno, una strizzata d’occhio e una battuta sagace. Cammino da solo… Chi mai vorrebbe camminare con me?»

Ennis comincia un lungo lavoro di decostruzione e ricostruzione di John durato fino al numero 84, puntando tutto sull’intensità umana di Constantine, sul suo essere un uomo come tutti noi pieno di contraddizioni e tendente all’autodistruzione. Un ritratto affascinante e totale, che lancerà Garth Ennis nell’Olimpo degli autori: da lì a poco, insieme rispettivamente al suo disegnatore e al suo copertinista su Hellblazer, Steve Dillon e Glenn Fabry, darà vita a Preacher.

John Constantine, Hellblazer: Born in UK

Poco prima della chiusura della run di Ennis, è nata ufficiale la Vertigo e Karen Berger ne ha preso le redini, includendo sotto il nuovo ombrello editoriale tutte le serie da lei seguite: The Sandman, Doom Patrol e, ovviamente, Hellblazer, che si trova ad essere quella più longeva. Tutte e tre erano scritte da autori britannici, anche se la sola ambientata nel Regno Unito e con protagonista un britannico era proprio Hellblazer, e da quel momento si può dire che non solo i barbari hanno conquistato Roma, ma sono stati riconosciuti come conquistatori.

Da Ennis in poi, John Constantine ed Hellblazer diventano a tutti gli effetti l’enclave britannico in USA, gli psicopompi che travasano le migliori energie creative dallo United Kingodm all’America.

Tutte le penne britanniche respirano, prima o poi, l’odore delle sigarette di John: Paul Jenkins, Warren Ellis, Mike Carey, Denise Mina, Andy Diggle e Peter Milligan (persino Grant Morrison e Neil Gaiman fanno delle improvvisate), un vero e proprio dominio fatta eccezione per le parentesi a stelle e strisce di Brian Azzarello e Jason Aaron.

Senza dimenticare tutti quegli autori, sempre britannici, che lo tirano dentro alle loro storie non appena ne hanno avuto occasione, come Neil Gaiman nelle prime avventure di The Sandman e in The Books of Magic.

Dalla Vertigo alla TV

La funzione di enclave continua fino ad aprile 2013, quando John Constantine ed Hellblazer si separano con la pubblicazione dell’ultimo numero della serie, il 300. Per convenzione, proprio quella data viene indicata come la pietra tombale della British Invasion, nonché della morte cerebrale della Vertigo che, salvo Sheriff of Babylon, non produrrà più nulla di significativo fino alla sua chiusura nel 2019. John, tuttavia, non smette di occuparsi dell’occulto e trasloca nell’Universo DC in seguito al The New 52. Qui fatica ad ambientarsi e cambia ben tre serie: Constantine, Constantine: The Hellblazer e dopo il Rebirth The Hellblazer, mentre fa capatine in altre storie tra cui Justice League Dark.

Solo di recente sembra tornato ai vecchi fasti e al vecchio nome con John Constantine: Hellblazer, nuova serie scritta dall’ennesimo britannico (Simon Spurrier), raccolta di recente in Italia nel volume I segni del dolore e per motivi poco chiari inserita nel Sandman Universe di Neil Gaiman.

La copertina de “I segni del dolore”

In mezzo a questo migrare da una testata all’altra, John è tornato a far parlare su di sé anche fuori dai fumetti, dopo l’apprezzato anche se molto libero adattamento cinematografico Constantine interpretato da Keenu Reeves.

È stato infatti protagonista di una sfortunata serie tv, anch’essa chiamata Constantine, che ha operato diversi cambiamenti mal digeriti dai fan, come l’assenza del fumo e la mancata bisessualità. Ma quel Constantine col volto di Matt Ryan (un altro britannico) è poi entrato a far parte dell’Arrowverse e nel cast fisso di DC’s Legends of Tomorrow, insieme ad un ruolo centrale nell’evento tv Crisi sulle Terre Infinite, dove ha incontrato addirittura il Lucifer di Tom Ellis.

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John Constantine interpretato da Matt Ryan

Di recente lo abbiamo visto nel film animato Warner Bros. Justice League: Dark e nel sequel Justice League Dark: Apokolips War.

Proprio nei giorni scorsi è emersa la notizia che è in lavorazione una nuova serie su Hellblazer prodotta dalla Bad Robot di J.J. Abrams e che Matt Ryan non sarà riconfermato. Circola voce che si starebbe cercando un giovane attore di colore per il ruolo, così da rilanciare la figura di John Constantine adattandola al nuovo secolo. Chiunque sarà scelto, l’importante è che sia britannico.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!