Conoscere la bande dessinée: sette pietre miliari del fumetto franco-belga

Il termine Bande Dessinée, strisce disegnate, tradisce sin dal principio l’origine del fumetto franco-belga. Il fumetto in Belgio e in Francia nasce, non diversamente dal comic americano, come un “extra” su riviste e quotidiani. Una forma di intrattenimento che tuttavia non ha avuto difficoltà a trovare una propria dignità artistica.

Se pensiamo alla professionalità del fumettista sull’asse Bruxelles-Parigi, ci è difficile non guardarla con una certa invidia. Non che il fumetto del Belpaese non abbia prodotti degni di nota, anzi. Ma ciò che distingue davvero le BD, è la maggiore considerazione dell’autore di fumetti nella società. Il fumetto, in Francia, Belgio e nei paesi che ne hanno subìto l’influenza, è considerato a tutti gli effetti una forma d’arte. Qualcosa di rispettabile al pari del disegno e della letteratura.

Questo perché sin dai suoi esordi l’esperienza delle Bande Dessinée si propone come qualcosa di fortemente sociale. Se osserviamo i fumetti di autori come Uderzo, Hergé, Peyo, vediamo all’interno un significato più profondo, che va al di là di quello raccontato sulle strisce. La società franco-belga sembrò ben decisa ad appoggiarsi al proprio fumetto per veicolare un messaggio, affidandogli un intento che potremmo definire pedagogico.

E qui potrebbe nascere una prima incomprensione, dovuta più che altro all’idea sbagliata del concetto di pedagogia. Nonostante l’etimologia della parola riguardi i fanciulli, qualsiasi età può essere sottoposta a un percorso di apprendimento e, quindi, pedagogico. E le BD sono anche questo: un modo per insegnare, oltre che per divertire.

Fermiamoci dunque per un po’ tra Francia e il Belgio e riscopriamo insieme sette opere di questa splendida tradizione. Uno sguardo approfondito a sette pietre miliari delle Bande Dessinée, il fumetto franco-belga. Come sempre ci riserviamo una piccola premessa. Non è nostra intenzione creare una classifica o eleggere le nostre scelte come uniche opere degne in questo filone nella storia del fumetto. Come in tutte le liste lo spazio è tiranno. Starà a voi lettori indicare, se vorrete, qualche opera lasciata fuori dall’articolo.

1 – Alle origini del fumetto franco-belga, le Bande Dessinée: le Avventure di Tintin

Il personaggio creato da Hergé (Georges Prosper Remi), modellato sulle fattezze del fratello minore Paul, nacque nel corso della Prima Guerra Mondiale. Il giovane autore era solito immaginare le azioni di un ragazzo che, con la sua intelligenza, riusciva a mettere sotto scacco gli invasori tedeschi. Non sopravvisse alcun disegno al conflitto. Ma il seme era stato piantato: Tintin era parte della vita di Hergé.

Fu solo nel 1929, che Hergé, vicino allo scoutismo e all’area della destra cattolica, ricevette dall’abate Norbert Wallez il compito di creare un personaggio per il supplemento giovanile de Le Vingtième Siècle. Il personaggio, accompagnato dal fido Wire Fox Terrier Milou, iniziò così a comparire sulle pagine di Le Petit Vingtième.

Nacque così Tintin nel Paese dei Soviet, opera con l’intento dichiarato di “sbugiardare” i successi della politica interna bolscevica. Con estrema immaginazione Hergé immaginò una Russia dove i progressi industriali del comunismo erano solo una facciata, un modo per “fare la voce grossa” in politica estera. L’opera successiva, Tintin in Congo, non si discostò troppo da questo modello. Qui il giovane giornalista si dirigeva nella colonia belga in Africa con lo scopo di esaltare la politica del suo paese in quei luoghi.

Sarebbe tuttavia profondamente sbagliato legare la storia di Tintin ai soli fini propagandistici. Negli anni le Avventure di Tintin divennero uno dei principali mezzi di conoscenza del mondo e di culture straniere per molti giovani. L’impegno nella ricerca di fonti e documentazioni da parte di Hergé per la creazione delle sue storie sono ancora oggi un modello per molti fumettisti.

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2 – Spirou & Fantasio

Alle volte l’esperienza di un fumetto trascende il suo personaggio simbolo e diventa molto di più. In Italia potremmo pensare a Tex, a come il cowboy sia divenuto il simbolo della propria casa editrice. Nell’esperienza franco-belga a occupare questo ruolo di alfiere della Bande Dessinée e della propria casa di pubblicazione è Spirou.

Il personaggio protagonista delle avventure di Spirou & Fantasio, nasce con lo scopo nemmeno troppo velato, di ricalcare i successi ottenuti da Tintin e de Le Journal de Mickey, le pubblicazioni Disney sul suolo francese. Ciò che l’editore Dupuis consegnò nelle mani dei figli Paul e Charles fu però qualcosa destinato a fare la fortuna della famiglia e a scrivere un pezzo della storia delle Bande Dessinée. Il giornalino Spirou ospitò negli anni anche alcuni fumetti stranieri di importanza eccezionale (un nome su tutti: Superman).

Ma a nascere per primo sulle pagine di quel giornalino fu il suo eroe eponimo, l’addetto all’ascensore del Moustique Hotel, Spirou. Il personaggio, accompagnato dal fedele scoiattolo Spip, riuscì a farsi velocemente strada nel cuore dei lettori, vivendo avventure in cui riusciva a farla in barba a scienziati pazzi, gangster e dittatori.

Il fumetto, restando proprietà dei Dupuis, passò per le mani di diversi disegnatori, ognuno dei quali apportò il proprio tocco alle storie. Ma Spirou mantenne la sua importanza soprattutto come giornalino, sul quale negli anni comparvero moltissimi personaggi, alcune dei quali presenti in questa lista. Ma anche altri, come Marsupilami e Gaston Lagaffe, sono divenuti nel tempo alcuni dei personaggi più amati delle bande dessinée.

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3 – I Puffi

Ci sono due tipi di persone che si approcceranno a questo paragrafo. Chi lo farà canticchiando una delle sigle di Cristina D’Avena e chi mente.

Leggenda narra che un autore di nome Pierre Culliford (ma forse voi lo conoscete come Peyo), seduto a tavola con gli amici, non riuscisse a ricordare la parola saliera. Sovrapensiero chiese a un amico “Passami il… il Puffo, ricevendone una risposta divertita. “Ecco il tuo Puffo, quando avrai finito di puffarlo spero me lo ripufferai”. Lo scambio di battute divertì così tanto Pierre che presto decise di creare dei personaggi con quel nome per uno dei propri fumetti. Erano nati i Puffi.

Inseriti come personaggi secondari nelle storie di John e Solfamì, i Puffi divennero presto così popolari da avere una propria pubblicazione sulle pagine di Spirou. Il fumetto di Peyo fu presto capace di avere un impatto anche sulla cultura di massa e su quella universitaria. Ne è un esempio il saggio Schtroumpf und Drang scritto dal nostro connazionale Umberto Eco, nel quale si analizza il linguaggio dei Puffi e l’uso della parola Puffo come soggetto, aggettivo o verbo.

Curiosamente i Puffi hanno scatenato anche numerose discussioni di carattere sociale e politico. Il mondo dei lettori si è spesso interrogato se esistesse un collegamento tra la piccola società utopica dei Puffi e le dottrine politiche del Novecento. Un’idea che più volte gli eredi dell’autore hanno rigettato ma che, nel tempo, ha continuato a essere parte della storia di questo fumetto.

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4 – Asterix

Dell’opera di René Goscinny e dell’italo-francese Albert Uderzo abbiamo già avuto modo di parlare. Asterix è una di quelle opere che meglio si propone come portatrice dell’ironia e dell’intento sociale tipico delle Bande Dessinée.

La storia del villaggio degli Irriducibili, ultimo baluardo contro la conquista romana della Gallia grazie alla pozione magica del druido Panoramix, è ormai divenuta celeberrima. Tanto da penetrare nella cultura di massa. Asterix e Obelix sono divenuti nel tempo un simbolo di tenacia e resistenza, cosa che certo avrebbe fatto molto piacere ai loro autori.

In effetti, quando Asterix comparve per la prima volta sulla rivista Pilote nel 1959, un simbolo della resistenza francese era appena divenuto presidente della Repubblica, ovvero Charles De Gaulle. Asterix arrivava in una Francia ancora profondamente scossa dall’invasione della Germania nazionalsocialista. Nel piccolo, ironico e tenace guerriero gallo si condensarono molti dei sentimenti migliori che avevano concesso alla Francia di resistere all’invasore.

Ancora oggi la Francia vede in Asterix uno dei suoi simboli prediletti. Basti ricordare che due anni fa, in occasione dei sessant’anni del personaggio, il governo di Parigi fece coniare una moneta speciale per celebrare il prode guerriero di Armorica. Qualcosa che non tutti i fumetti possono vantare.

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5 – Lucky Luke

L’ironia è uno dei tratti più belli con cui il fumetto franco-belga riesce a fare breccia nel cuore dei lettori. E se esiste un fumetto che fa dell’ironia il proprio marchio, mettendo alla berlina un’epopea fin troppo glorificata, quello è il pistolero Lucky Luke.

Comparso per la prima volta nel 1947 sulle pagine del settimanale di Spirou, il personaggio creato dal belga Morris non si fece mai scrupoli a dissacrare tutto ciò che esisteva di sacro nella storia del vecchio West. I fumetti di Lucky Luke erano sempre pieni di azione, energia e sentimento, ma soprattutto di battute, scazzottate, sparatorie, situazioni paradossali e ironia pungente.

Morris, che lavorò al fianco di René Goscinny, studiò da vicino la storia del Far West, compiendo anche numerose ricerche sul campo. Nel mentre inviava le sue tavole alla redazione di Spirou, rendendo nel tempo Lucky Luke uno dei fumetti della tradizione franco-belga più apprezzati.

Il cowboy solitario è stato il marchio di fabbrica del suo autore per oltre cinquant’anni, quando Morris si spense dopo aver dedicato la sua vita al personaggio. La sua eredità è tuttavia stata raccolta e ancora oggi Lucky Luke sopravvive, vantando anche collaborazioni celebri come quella dello scrittore Daniel Pennac.

6 – Iznogoud

Molto spesso la sfortuna di un personaggio è ciò che ce lo fa amare. Pensiamo a Paperino, o a Wile E. Coyote: il nostro sogno è sempre vederli trionfare dopo tanta fatica. Eppure c’è l’eccezione che conferma la regola. Parliamo del Gran Visir Iznogoud, nato nel 1962 come comprimario nel fumetto Les aventures du Calife Haroun el Poussah. Nonostante fosse un personaggio secondario, i suoi autori, Jean Tabary e l’onnipresente René Goscinny, realizzarono presto l’enorme potenziale comico del personaggio. Ne fecero così il protagonista assoluto del fumetto. Idea per la quale non possiamo che ringraziare.

Diciamolo chiaramente: veder fallire Iznogoud è una delizia per gli occhi e la mente. Le folli idee del visir per riuscire a diventare “califfo al posto del califfo” e i suoi inevitabili fallimenti lo rendono un fumetto irresistibile. Qualcosa capace di apparire fresco e divertente anche a distanza di anni dalla sua pubblicazione.

Iznogoud è uno tra i più divertenti e fantasiosi prodotti nella tradizione franco-belga. Al suo interno troviamo alcune soluzioni ardite, specie per il periodo di pubblicazione del fumetto. L’ironia e l’autoironia con cui Iznogoud si presenta, abbattendo ogni tanto la quarta parete, ne hanno fatto un punto di riferimento per le BD. Qualcosa da recuperare il prima possibile per ogni lettore.

Persepolis

7 – Persepolis

Concludiamo con quella che è la naturale evoluzione delle Bande Dessinée, la dimostrazione di come il fumetto franco-belga possa valicare anche i confini europei. Di Persepolis abbiamo già avuto modo di parlare e non ci dilungheremo troppo. Ciò che ci preme sottolineare è come la storia autobiografica di Marjane Satrapi si inserisca nel filone “sociale” tipico delle BD.

La storia dell’infanzia e della crescita dell’autrice, attraverso le numerose vicende politiche che mostrano la trasformazione della Persia in Iran e la creazione del regime teocratico, ben si adattano alla tradizione del fumetto franco-belga. Ancora una volta il fumetto si eleva a veicolo di denuncia, senza tuttavia mai far mancare un suo stile.

Persepolis è un racconto ardito e capace di inserirsi nel solco di una tradizione, ma con una propria impronta. Satrapi, divenuta cittadina francese negli anni Novanta, sposa con l’espressività del suo disegno la storia della Bande Dessinée. L’autrice rende così omaggio sia alla sua vicenda personale che al fumetto franco-belga, una forma d’arte che l’ha accolta e dato un mezzo per far conoscere una vita fuori dal comune.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.